Guerra per il patrimonio di Compiano

Un'inchiesta che, di mese in mese, si arricchisce di nuovi tasselli. Ultimo, l'avviso di garanzia recapitato all'ex questore Carmine Damiano, accusato di corruzione impropria nell'ambito dello scandalo Nes. Le indagini procedono, si allargano, il pm Massimo De Bortoli e la guardia di finanza stanno mettendo a nudo i conti delle società che ruotano attorno all'universo Luigi Compiano. Risultato? Procura e fiamme gialle, per iniziare, hanno portato alla sbarra il numero uno della North East Services con l'accusa di evasione fiscale: gli vengono contestati mancati versamenti Iva e di contributi per 14 milioni di euro. Ieri, in tribunale a Treviso, si è aperto il processo. Le contestazioni, per ora, sono riferite a due aziende, l'istituto di vigilanza Compiano e Nes. Ma la finanza sta scandagliando tutto, acquisisce documenti che stanno facendo lievitare il fascicolo d'indagine.
Il processo
De Bortoli accusa Compiano, che ieri non era in aula, di non aver versato l’Iva e contributi di vario genere per un totale di 14 milioni di euro. All’appello, nel triennio 2011/2013, mancherebbero 1 milione 200 mila euro sul fronte Vigilanza Compiano, 12 milioni 800 mila euro nell’ambito della North East Services. Ieri è andata in scena la prima udienza del processo, già rinviato al prossimo 24 settembre. In quell’occasione il giudice sarà chiamato a decidere sulla querelle che vede “contrapposte” Procura e amministrazione straordinaria.
Le auto “contese”
Sul piatto ci sono circa duecento automobili, parte del patrimonio di Luigi Compiano. Il pubblico ministero Massimo De Bortoli ha chiesto in via preventiva la confisca dei mezzi, “ragionando” per equivalente: lo Stato venderà le auto e il ricavato servirà per rifondere le proprie casse di tutte le tasse non versate. Di tutt’altro parere l’amministrazione straordinaria che, con il ricavato di quella maxi vendita, vorrebbe pagarci i creditori. Sarà il giudice, a settembre, a decidere quale “buco” andranno a ripianare.
Le indagini si allargano
Tutto è partito da quel buco di 40 milioni di euro al caveau della Nes (lievitato poi a 104), per cui sono indagati (l’ipotesi di reato è appropriazione indebita aggravata) il patron dell’azienda e del Gruppo di famiglia (fondato dal padre Arnaldo), Massimo Schiavon, il responsabile della sala conta del caveau di Silea, e Gianluca Campagnaro, colui che per l’accusa avrebbe consegnato il denaro a Schiavon che, a sua volta, lo “girava” nelle mani di Compiano. Le fiamme gialle hanno acquisito documentazione su documentazione. Da lì è partita un’indagine parallela, che ha portato alla contestazione per evasione fiscale, per ora limitata a Nes e Vigilanza Compiano. Ma sotto la lente della Finanza è finita la contabilità di tutte le aziende satellite, che ruotano attorno al gruppo Compiano. Ed è proprio dall’analisi dei documenti che è emerso il contratto di consulenza che ha portato De Bortoli a indagare l’ex questore Damiano per corruzione.
Il caso Damiano
All’ex numero uno della polizia trevigiana la Procura contesta un contratto di collaborazione con Nes (una consulenza da 50 mila euro e una serie di benefit) dietro cui potrebbe allungarsi l’ombra della corruzione. Perché Damiano a inizio 2012 aveva denunciato irregolarità nel trasporto valori eseguito da Nes e alla fine dello stesso anno avrebbe prodotto un documento in cui sosteneva che tutto andava per il meglio? L’ex questore risponderà a questa e ad altre domande il 26 giugno, quando sarà interrogato dal pm.
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