Gruppi di acquisto per “salvare” i colli dal prosecco

Coneglianese modello Val di Susa anti Tav: si diffonde l’idea di comprare terreni e «sottrarli all’eccesso di vigneti»
Di Andrea De Polo

CONEGLIANO. Gruppi d’acquisto di terreni per “salvare” le colline dal Prosecco. Come per la terra in Val di Susa, acquistata dagli attivisti per cercare di impedire la costruzione della Tav, anche sulle colline del Conegliano Valdobbiadene Docg stanno per entrare in azione i Gast, Gruppi di Acquisto Solidale di Terreno, con l’intento di preservare il paesaggio originario dall’installazione di nuovi vigneti. Gruppi di venti o trenta famiglie, che mettono assieme un po’ dei loro risparmi, e acquistano un bosco, un frutteto o un prato per sottrarlo al Prosecco. Diverse le reazioni dai produttori: per qualcuno si tratta di ambientalismo estremo, e il Prosecco, finora, ha fatto più bene che male. Per altri, il problema esiste: anche se arrivare a comprare i terreni per “salvarli” dalle viti sembra un po’ eccessivo, una diffusione così capillare del Prosecco non giova a nessuno.

La nuova sensibilità ambientale di tanti cittadini di Coneglianese e Quartier del Piave ha preso le mosse da alcuni episodi di cronaca controversi. Il primo risale al 2012, e riguarda un bosco di Refrontolo raso al suolo (in modo del tutto regolare dal punto di vita legislativo) per far posto alle viti. Trattandosi di un luogo turistico molto frequentato, la protesta era divampata. Oggi i Gast potrebbero riunire le finanze di decine di persone, pronte ad autotassarsi per comprare un bosco dal quale tenere lontane le ruspe. Se il fenomeno non è ancora esploso, è (anche) perché di terreni liberi, in pratica, non ce ne sono. Chi ha un appezzamento di terreno tra Conegliano e Valdobbiadene, se lo tiene stretto: il valore di una “riva”, le colline più impervie, può arrivare a 600 mila euro l’ettaro. La protesta ambientalista contro la viticoltura intensiva, però, non si è mai fermata, e ora ha fatto suo lo slogan: «Meno vigne, più alberi». I Gast combattono «un’agricoltura che punta dritto all’happy hour», scrive Cinzia Scaffidi, direttore di Slow Food, «che deve fare subito profitto, e se questo succede grazie al fatto che il prodotto di quell’agricoltura servirà solo a rendere frizzante un aperitivo industriale, va bene lo stesso, anzi va meglio ancora perché i profitti sono maggiori. Un’agricoltura che si arma di seghe circolari e macchine di movimento terra non sta ponendo le basi per la sostenibilità».

Secondo gli attivisti di Slow Food, una volta acquistato il terreno potrebbe diventare un’oasi di agricoltura biologica, che non fa un uso spropositato di sostanze chimiche di sintesi nei trattamenti. Un esempio concreto, proprio nella Marca, c’è già, anche se non ha a che fare con i vigneti: a Montebelluna, 25 famiglie stanno cercando nuovi partner per acquistare una proprietà agricola in vendita di 30 mila metri quadrati, e produrvi alimenti bio. E i produttori? Qualcuno, in fondo, capisce, e pensa che con i vigneti si sia esagerato: «Il Prosecco è diventato il business del secolo e per il denaro non si guarda in faccia a nessuno», scrive un membro del gruppo Facebook Prosecco Style. Per altri, le perplessità rimangono: «Non capisco da chi si stiano difendendo i Gast, se dai grossi gruppi intenti a piantare molti ettari, o dalle piccole aziende, addirittura giovani, che vista la crisi che attanaglia quella zona tentano la via del Prosecco. Va bene scrivere della magia dei boschi e dei prati, ma delle alternative bisogna pur crearsele, per poter rimanere nel territorio».

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