«Grazie signora Lilli» Più di mezzo secolo alla cassa dell’Edera

Graziella Michieletto riceverà il sigillo della città da Manildo Dal 1960 vede passare al cinema pubblico, artisti e registi

A Pasqua compirà 55 anni di botteghino, in un cinema che era di quartiere e oggi è una multisala, una piccola grande istituzione della città, tempo del cinema d’essai.

La signora «Lilli» è un riferimento sicuro, per i cinefili trevigiani e non solo. All’Edera è una colonna - l’altra è il marito Lorenzo Fantoni che lei chiama Sandro - la prima suggeritrice, il riferimento sicuro di quegli habituè che spesso hanno le idee chiare ma magari vogliono scoprire la chicca semisconosciuta, avere la dritta, oppure proporre a loro volta rassegne, recuperi di pellicole, idee. E lei è sempre cortese, discreta, precisa. E abile come poche nel coltivare la clientela, in particolare femminile.

Il 28 marzo, alle 11, la città le assegnerà il premio «Sigillo della città», nel complesso di Santa Caterina, raccogliendo l’istanza di un gruppo di cittadini che voleva riconosciuta dall’amministrazione la professionalità, la competenza e il servizio reso alla cultura cittadina dalla signora Lilli. E così, grazie anche a questo premio, la città scopre che all’anagrafe è Graziella Michieletto: e sveliamo un altro piccolo segreto, dopo l’età.

Aveva solo 15 anni, quando prese servizio al cinema Edera, allora gestito dalla signora Righetti. E la proprietà le mettava a disposizione l’autista, che la portava e poi la riportava nella natia Spinea... Il primo gennaio 1972 lo rilevava con il fidanzato, Fantoni, che avrebbe sposato un mese dopo. Sono ancora lì, con la stesse energia e le stesse certezze sulla filosofia del cinema di qualità.

Una vita, in quello spazio angusto. Un botteghino che con lei è diventato un tesoro di memoria, gusto, sensibilità.

«Quando mi hanno chiamato dal comune, per avvertirmi, sono rimasta davvero sorpresa, chi se lo aspettava?», racconta lei, « poi ho ricevuto anche la lettera ufficiale. Fa molto piacere, certo, non so chi devo ringraziare ma certo mi hanno fatto una grande sorpresa».

In oltre mezzo secolo, ha visto passare almeno tre generazioni di cinefili. Dalla famiglie degli anni ’60 e ’70 ai cinefili, seguendo l’evoluzione del cinema, per anni un fenomeno – performance assoluta i 19 anni di aumento consecutivi di spettatori – e che ha saputo resistere all’invasione dei multiplex, riuscendo anche ad aprire nuove frontiere con il gemello «Manzoni» di Paese.

Film d’essai, qualità, la coerenza della scelte e le mille iniziative. «All’inizio è stata davvero una scommessa, poi abbiamo fatto il grande passo quando abbiamo seguito quello che ci piaceva, trasformando l’identità della sala, poi aumentando le sale.

In tutto questo tempo, innumerevoli le grandi serate. «Sì, sono passati tutti, attori e registi, sceneggiatori e produttori», aggiunge, «certo la serata di omaggio a Andrej Tarkovskij, con il figlio, è stata davvero memorabile». E la targa è ancora lì, al Piccolo, la sala da 75 posti che è la bomboniera della multisala e che è intitolata al genio russo.

Il suo regista preferito? «Kieslowski, la trilogia di Blu, Bianco e Rosso, ma anche il Decalogo...peccato sia morto così giovane». E gli italiani? «Monicelli e Fellini, i grandi del passato, straordinari».

Lilli è sempre là. Se non la vedete al suo posto, è perché adesso ha anche un altro compito, quello di nonna di due splendidi gemellini. Ma stanno in California, non proprio dietro l’angolo.

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