«Grazie Franco, un grande uomo e soprattutto un grande amico»

Da Argentin a Pasin, da Benvegnù alla sindaca di Monastier Paola Moro Ristorazione, ciclismo e istituzioni: chiesa e sagrato pieni per l’addio a Menegaldo 
PRANDI . AG.FOTOFILM . MONASTIER . FUNERALE G. MENEGALDO
PRANDI . AG.FOTOFILM . MONASTIER . FUNERALE G. MENEGALDO

L’ultimo saluto

In centinaia, ieri pomeriggio, hanno voluto dare l’ultimo saluto a Gianfranco Menegaldo, nome di spicco della ristorazione trevigiana e grande appassionato di ciclismo, morto a 82 anni. Il rito funebre si è svolto nella sua Monastier, in una chiesa dagli ingressi contingentati per il rispetto delle attuali normative: 200 persone sono riuscite ad assistere alla funzione all’interno, mentre le altre – almeno 500 – hanno atteso sul sagrato, potendo comunque ascoltare la celebrazione grazie agli altoparlanti esterni. In prima fila i ragazzi dell’Unione Ciclisti Trevigiani, l’architetto Giorgio Fantin, il medico Vittorio Zanini e molti esponenti della cucina di Marca. I primi ad arrivare sono stati Giacomo Benvegnù del ristorante “L’incontro” di Treviso e Giancarlo Pasin, titolare dell’“Osteria alla Pasina” di Casier. Quest’ultimo ha ricordato con commozione l’amico Franco: «Un grande uomo, un grande amico. Un’istituzione». Molto sentito anche il pensiero di Moreno Argentin, campione di ciclismo negli anni ’80 e ’90 e frequentatore del ristorante: «Era un amante della bici, mi divertivo a farmi raccontare le storie sportive dei suoi tempi. Se ne va uno degli ultimi rappresentanti di un ciclismo epico», ha dichiarato al termine della cerimonia. Presente, in rappresentanza dell’amministrazione comunale e dell’intera comunità, anche il sindaco Paola Moro, che ha voluto commemorare a suo modo il celebre ristoratore: «Ricordo che da piccola, quando passavo davanti al locale a Pralongo, mi regalava sempre il gelato. Era una persona verace, affascinante e autentica: mi auguro che il suo esempio possa continuare a vivere in noi».

Esigente sul lavoro e dolce con la famiglia, Menegaldo ha sempre fatto dei legami affettivi e della condivisione lo scopo della propria vita: elementi che ha poi saputo unire alla passione per il cibo di qualità, portandoli in tavola. Il saluto conclusivo è affidato ai nipoti: «Ciao nonno. Non eri un uomo facile, ma sei stato una persona meravigliosa e crescendo lo abbiamo capito. Sei e sarai il nostro punto di riferimento e la nostra ispirazione». Il testimone dell’attività di famiglia passa, ora, nelle mani delle sue 4 donne: la moglie Bertilla e le tre figlie. —

filippo mattiuzzo



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