Giulia Perin, 15 anni la magistra del latino sogna il Parlamento

Miglior traduzione, la liceale di Oderzo vince i Ludi Canoviani «Lingua meravigliosa, insegna la logica. Ma non vivo di libri» 

ODERZO. Quindici anni, un vocabolario di latino in mano e un sogno: «Fare l’avvocato o la politica» . Ecco l’identikit dell’opitergina Giulia Perin, studentessa al primo anno del liceo classico Scarpa di Oderzo. È stata sua la miglior traduzione della versione proposta agli ultimi Ludi Canoviani, il tradizionale concorso organizzato dal liceo Canova di Treviso e aperto ai classici di tutta Italia.

Lì Giulia è stata accompagnata dal suo professore, Manoel Maronese: «C’erano ragazzi dal Veneto, ma anche dal Lazio e dalla Sicilia», racconta orgogliosa Giulia. La versione proposta ai Ludi girava attorno alla condizione della donna: «Nel commento che era richiesto dopo la traduzione ho descritto come vivevano nell’antichità e ho analizzato la fortuna semantica delle parole latine, una cosa che non avevamo mai fatto in classe», ricorda Giulia. Sembra che le sia andata bene, almeno a leggere la motivazione con cui si è portata a casa il primo posto fra i suoi coetanei: «La prova denota una profonda e personale comprensione del testo. Particolarmente ricche e ben argomentate le osservazioni personali con opportuni riferimenti ai testi tradotti».

Giulia non ci gira tanto intorno: ammette che per lei il latino è una passione. Si è innamorata subito, vincendo i timori reverenziali che si era costruita prima di iniziare il liceo: «Studio latino per un’ora al giorno e ho la media del 9 e mezzo. Mi sono trovata subito a mio agio», dice la giovane liceale. «Il latino insegna a usare molto la logica, impronta una forma mentis che ti permette di affrontare le più diverse situazioni». Eppure all’inizio la scelta della scuola un po’ la intimoriva: non era così sicura del percorso che avrebbe voluto portare avanti dopo il diploma (neanche così strano, a 14 anni) e latino e greco sono nomi che spaventerebbero anche i sassi: «Però poi ho scoperto un mondo diverso, un modo nuovo di leggere la realtà: il latino è la lingua delle sfumature».

Dopo aver quasi completato il primo anno di liceo, Giulia non si dice affatto pentita della sua scelta e anzi consiglia a tutti i suoi coetanei di buttarsi e iscriversi al liceo classico: «Se non siete sicuri della carriera che volete intraprendere, sceglietelo. Il classico apre una marea di porte». C’è da studiare, questo è certo. Ma Giulia non vuol passare per la classica secchiona che si chiude in camera con i libri come unici compagni, dalla mattina alla sera: «Studio dalle due alle tre ore al giorno, poi vado in palestra», assicura con un sorriso, smentendo il luogo comune secondo cui il classico proibisca la vita sociale. Mens sana in corpore sano, prendendo in prestito un motto nella sua lingua del cuore.

E da grande? Giulia ha un’idea ben precisa in testa, vorrebbe fare l’avvocato o la politica: «Portiamo in Parlamento il latino e il congiuntivo», il suo motto spiritoso.

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