Giù i tigli di Castello la rivolta di San Fior

L’abbattimento è stato ordinato dalla parrocchia e la diocesi si dice d’accordo Ma i cittadini protestano e il Comune decide lo stop dei lavori: servono verifiche
Di Diego Bortolotto

SAN FIOR. L'abbattimento degli storici tigli lungo la strada pedonale sul pendio del colle che conduce alla chiesa monumentale di Castello Roganzuolo diventa un caso diocesano. Qualche cittadino ha segnalato «il martirio dello storico viale alberato» al Comune, che ha fatto sospendere i lavori. Tanti abitanti sono rimasti perplessi, altri turbati e indignati dal vedere scomparire quelle piante lì da decenni. L'area è di proprietà della parrocchia e la decisione sarebbe stata presa dal consiglio pastorale. Il viale collega il cimitero alla chiesa e, secondo alcune testimonianze di anziani del paese, i tigli erano stati messi a dimora per ricordare le persone scomparse. È stato anche richiesto l'intervento del vescovo Corrado Pizziolo, che ha difeso l'operato della parrocchia. «Se ci sono motivi validi e non ci sono proibizioni legali», scrive il vescovo di Vittorio Veneto, «è pienamente lecito tagliare un albero e anche una fila di alberi».

In paese nei giorni scorsi era comparso un volantino firmato da un laureato con una tesi sul rapporto tra ecologia e letteratura, Paolo Steffan, che aveva denunciato il taglio indiscriminato degli alberi. «Da tutto il Novecento esistevano bellissimi tigli piantati a distanza regolare e in perfetta continuità con quelli che ombreggiano il sagrato», spiega il venticinquenne residente in paese, «Il preziosissimo recinto del colle di Castel Roganzuolo ha cumulato eredità inestimabili quanto a beni artistici e naturalistici». La chiesa monumentale di Castello è uno dei luoghi storici e caratteristici non solo di San Fior, ma di tutta la Sinistra Piave. Lì sorgeva la cappella del Castello di Reggenza, eretto già nel VI secolo, da cui poi è stata costruita la chiesa. Nell'edificio sacro si trova un trittico di Tiziano e fu affrescata da Pomponio Amalteo e Francesco da Milano, i cui dipinti sono stati recentemente oggetto di un importante restauro, voluto da parrocchia e diocesi, con il finanziamento del Ministero dei beni culturali.

Già un paio d'anni fa erano state eliminate delle grosse piante sul colle. La parrocchia di Castello ha dedicato ampio spazio nel bollettino parrocchiale di domenica 16, per chiarire la vicenda: «Anni di potature avevano ridotti i tigli a tristi figure esteticamente discutibili», spiega la parrocchia. Il motivo però per cui sono stati abbattuti non è chiaro, si sottolinea che al massimo risalivano al 1950. «Era solo questione di tempo», si legge nel foglio parrocchiale «prima di dover prendere una decisione: o loro o gli ulivi». Si parla di problemi anche nell'altro caratteristico viale alberato che porta alla chiesa, per cui altre piante potrebbero scomparire per sempre: «Abeti troppo alti e pini rinsecchiti». Il caso ha avuto risonanza non solo in paese, ma anche in diocesi. Monsignor Pizziolo ha risposto in questi giorni alla lettera inviata da Steffan, sottoscrivendo le spiegazioni fornite dal bollettino parrocchiale. L'abbattimento dei tigli ha lasciato «sconcertato» anche qualcuno che fa parte dell'amministrazione comunale. Ma poiché gli accertamenti sono ancora in corso, per non creare dissapori con la parrocchia e a pochi mesi dalle elezioni comunali, si sa solo che i lavori al momento sono stati fermati e che sono in corso verifiche.

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