Giallo a Conegliano, sparita lettera di Garibaldi

È giallo sul documento storico che è stato rimosso per l’umidità del Museo del Castello.  Biblioteca e archivio si rimpallano la custodia, ma della missiva non c’è più  traccia

 E’ giallo sulla lettera autografa che Giuseppe Garibaldi inviò ai coneglianesi che lo invitarono in città dopo la cessione di Nizza alla Francia (1858-60). Il documento storico, conservato e visibile per anni all’interno del Museo del Castello, ora è introvabile. Difficile capire dove sia custodito questo pezzo di storia in cui l’Eroe dei due mondi ha messo nero su bianco il suo «grazie» alla città. Tante risposte diverse ma nessuna certezza. A chi voglia visionarla dal museo del castello si consiglia di rivolgersi alla biblioteca comunale, dove sarebbe stato trasferito 6-7 anni fa per ordine della Soprintendenza per proteggerlo da un ambiente troppo umido che la stava rovinando.

La missiva però nella biblioteca non c’è e il coneglianese che ne chiede notizia viene invitato a cercare altrove: nell’archivio storico del municipio in piazza Cima, dove sarebbe approdato insieme ad altri documenti, come gli antichi statuti. La motivazione di questo cambio di sede è la stessa data nel museo: le sale della costruzione che domina con le sue torri la città non era adatto a conservare documenti tanto delicati. Secondo la risposta data dalla biblioteca, la lettera risulta nei vecchi inventari dei beni del museo. Ma anche le richieste fatte all’archivio cadono nel vuoto: «dovrebbe chiedere in biblioteca».

Un rimpallo che apre un interrogativo tra i cittadini: come è possibile che un documento di tale importanza sia sparito nel nulla anziché essere esposto in una teca visibile a tutti e come è possibile sentirsi dire che «potrebbe essere finito in mezzo alle cartelle», che per trovarla è necessaria una lunga ricerca? A chiederne notizia in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia erano stati anche alcuni esperti di grafia. Della missiva però sembrano essersi perse le tracce dopo che è stata rimossa dal castello. A essere minacciato è anche il patrimonio storico che si trova tutt’ora nelle due torri, nel museo e nella sala dei matrimoni.

A mettere a rischio dipinti, collezioni d’armi e altri oggetti di valore sono infiltrazioni d’acqua, tanto che la giunta ha stanziato 30 mila euro per impermeabilizzare la copertura in attesa del completamento del restauro della cinta muraria che include i lavori sul castello, ma per i quali l’attesa sembra essere lunga. Nel novembre del 2010 è stato estinto il mutuo per il secondo stralcio (un milione e 200 mila euro) con queste conseguenze: l’amministrazione ha rinunciato a un contributo regionale di 412 mila euro e ha dovuto ratificare l'anticipata estinzione delle obbligazioni contrattuali con l'azienda vincitrice dell'appalto per un totale di 58 mila euro.

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