Gavioli rivuole il suo tesoro: 27 milioni

L’imprenditore scarcerato:«Dimostrerò a tutti la mia innocenza». Prima mossa: in Cassazione per il dissequestro dei beni
Di Sabrina Tomè
Una immagine dell'emergenza rifiuti in provincia di Napoli scattata oggi, 16 dicembre 2010, nel comune di Casavatore alle porte di Napoli . Uno sciopero dei 450 lavoratori prima inquadrati da Enerambiente ha fatto saltare questa notte la raccolta in diversi quartieri di Napoli. I lavoratori di Enerambiente, trasferiti a due nuove societa' di Genova che hanno vinto l' appalto per la raccolata dei rifiuti non hanno ancora percepito le spettanze arretrate di novembre ed hanno indetto uno sciopero. Nel quartiere collinare del Vomero ed in diverse zone del centro, cosi', i sacchetti di rifiuti hanno ripreso ad accumularsi. ANSA /PRIMA PAGINA
Una immagine dell'emergenza rifiuti in provincia di Napoli scattata oggi, 16 dicembre 2010, nel comune di Casavatore alle porte di Napoli . Uno sciopero dei 450 lavoratori prima inquadrati da Enerambiente ha fatto saltare questa notte la raccolta in diversi quartieri di Napoli. I lavoratori di Enerambiente, trasferiti a due nuove societa' di Genova che hanno vinto l' appalto per la raccolata dei rifiuti non hanno ancora percepito le spettanze arretrate di novembre ed hanno indetto uno sciopero. Nel quartiere collinare del Vomero ed in diverse zone del centro, cosi', i sacchetti di rifiuti hanno ripreso ad accumularsi. ANSA /PRIMA PAGINA

«Dimostrerò a tutti la mia innocenza». Dopo essere stato scarcerato e rientrato nel suo appartamento trevigiano di via Lungosile Mattei, l’imprenditore Stefano Gavioli che insieme alla sua famiglia ha gestito il polo chimico veneziano, passa al contrattacco. Al suo legale, l’avvocato Francesco Murgia, ha comunicato, appena uscito di cella, l’intenzione di combattere fino all’ultimo per smontare le accuse che lo riguardano. E, la prima mossa, sarà quella di tornare in possesso del suo «tesoro» ottenendone il dissequestro. Un tesoro propriamente detto considerato il valore stimato dagli inquirenti: 27 milioni di euro tra beni immobiliari, denaro e partecipazioni societarie. Il patrimonio è stato accumulato con l’attività imprenditoriale iniziata in Veneto ed estesasi successivamente in Calabria e in Campania con un’attività di gestione rifiuti.E’ stata la Procura di Catanzaro a far mettere i sigilli ai beni di Gavioli nell’ambito dell’inchiesta su una presunta maxi frode fiscale. L’imprenditore è ritenuto dagli inquirenti calabresi il leader del sodalizio criminale che avrebbe sottratto soldi al Fisco e a ai creditori dirottando ingenti somme erogate dal «Commissariato per il superamento dell'emergenza rifiuti a Reggio Calabria» verso società non compromesse. In particolare l'imprenditore, aggiudicandosi appalti pubblici, cedeva senza corrispettivo crediti e servizi a favore di altre società a lui riconducibili. Un meccanismo, questo, che avrebbe svuotato le società destinatarie dell'appalto che in tal modo non pagavano quanto dovuto all'Erario. Contestazioni, queste, che hanno portato lo scorso anno all’arresto dell’imprenditore e, appunto, al sequestro di tutti i suoi beni. La scorsa settimana Gavioli è tornato a casa, un giorno prima della scadenza dei sei mesi della custodia cautelare in carcere e dopo essere stato interrogato dagli investigatori. Attualmente è sottoposto all’obbligo di firma in Questura. L’uomo non è però tornato in possesso del suo patrimonio: per questo il prossimo 19 giugno sarà in Cassazione con il suo legale per chiedere il dissequestro dei 27 milioni di euro. E a Roma ci tornerà il 25 giugno per ottenere la cancellazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E se Catanzaro ha chiuso le indagini sull’accaduto, Napoli continua invece gli accertamenti per bancarotta con riferimento alla gestione di Enerambiente, la società di cui Gavioli era a capo e che fino al 2010 ha curato lo smaltimento dei rifiuti nel capoluogo campano. L'azienda aveva ottenuto l'appalto da Asia, partecipata del Comune campano, per seguire alcuni quartieri della città; a sua volta aveva subappaltato il servizio a due cooperative la cui attività - secondo gli inquirenti - non era affatto necessaria.

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