Galleria e vicolo Rialto soffrono

Nel pieno dello scontro sul rilancio del centro storico, tra le scornate interne all’associazione di commercianti mai così divisi, le serrande continuano a muoversi, alcune per chiudere, altre per aprire mentre resta alto il numero dei locali sfitti.
A soffrire tutto il rione tra Galleria del Libraio e vicolo Rialto, da anni teatro di chiusure e vani tentativi di rilanciare l’attività. Basta percorrere le due strade per rendersi conto della situazione. In Galleria, le temporanee esposizioni di quadri che avevano preso il posto del bar nel tunnel hanno lasciato spazio al cartello affittasi, lo stesso che troneggia sulla vetrina dell’ex agenzia immobiliare e sul piccolo spazio espositivo messo in saldo a soli 50 euro. Ma a breve arriveranno anche nel piccolo locale commerciale che da due anni ospitava il negozio di abbigliamento Class, trasferitosi in Galleria dopo aver lasciato il negozio di via Inferiore per questioni legate – purtroppo ancora – all’affitto. «Ho già dato disdetta» ammette il titolare Luciano Lucchese, sconfortato, «guardatevi attorno, guardate questo luogo, un tempo era frequentato e vissuto, oggi è deserto». E poco oltre, in vicolo Rialto, la moria di negozi continua: dopo la chiusura di Caveau e del negozio di stampe tridimensionali cede il passo anche il negozio di intimo e costumi da bagno che da qualche tempo esponeva la «svendita totale». Resistono la storica osteria Antico Pallone, l’ottica Busato e il negozio di maglieria Petrin, e con loro la libreria Einaudi, «ma per quanto?» domanda il titolare, «qui siamo in affanno».
Chi rompe gli schemi e la dinamica positiva sono gli imprenditori d’oriente, quelli che in via Manin hanno già messo radici con un ristorante giapponese, un negozio di scarpe e uno di abbigliamento, e che ore si allargano anche alla galleria del Libraio subentrando alla chiusura dello storico negozio di hi-fi De Piccoli e aprendo un atelier di abbigliamento orientale. «Sono gli unici a resistere?» domandano i commercianti vicini che sperano in un rilancio dell’attività sognando che «qualcuno prenda in mano l’ex cinema Edison e permetta a tutto il rione di essere riqualificato». Lì dovevano trovare spazio negozi e appartamenti di lusso, ma non ci il progetto è rimasto senza investitori e il palazzo è diventato un buco nero davanti al quale le vecchie vetrine della Timberland (sfitta dal 2014) coperte di graffiti non danno certo un bello spettacolo. «Bisogna cambiare, altrimenti qui non c’è futuro» dicono i negozianti della zona. (f.d.w.)
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