Fugge in Cambogia per evitare la cella: catturato dopo quattro anni di latitanza

CONEGLIANO. Per evitare il carcere è scappato all’estero. Dopo quattro anni di latitanza, Christian Casagrande, 45 anni, originario di Conegliano e residente a Sacile, è stato catturato in Cambogia nell’ambito di un’operazione interforze su imbeccata dell’Arma. Da tempo i carabinieri del nucleo investigativo inseguivano le sue tracce in giro per il mondo.
Casagrande, ex imprenditore nel settore vinicolo, deve scontare un cumulo di pene di tredici anni e quattro mesi di reclusione per una serie di reati finanziari. Il 45enne si è dato alla macchia nel 2017 quando il tribunale di sorveglianza di Venezia ha rigettato la sua istanza di misure alternative alla detenzione in relazione a due condanne emesse dai tribunali di Treviso e Padova per reati afferenti la gestione delle sue aziende.
In quella occasione avrebbe dovuto scontare solo due anni di reclusione. Intuiva che si sarebbe trattato solo della punta dell’iceberg: stavano per arrivare a conclusione numerosi altri processi a suo carico.
Così è fuggito. Si è rifugiato prima nei Balcani, in Serbia, poi in Romania. Quindi ha fatto perdere le sue tracce, presumibilmente dirigendosi ancora più a est. Di recente gli investigatori dell’Arma hanno scoperto che si era rifatto una vita in Thailandia. Infine è stato catturato a Phnom Penh, in Cambogia.
L’Interpol, che era a caccia di un altro latitante, il sardo Antonello Marras, 45 anni condannato l’anno scorso a otto anni e otto mesi di reclusione per violenza sessuale su minore, ha trovato Casagrande nella sua abitazione. Marras è stato attirato con uno stratagemma all’ufficio immigrazione. Sono stati però i carabinieri del nucleo investigativo di Pordenone a indirizzare gli agenti dell’Interpol e la polizia locale cambogiana.
Per entrambi i latitanti è stata chiesta l’estradizione. Casagrande, assistito di fiducia dall’avvocato Alessandro Magaraci, è stato condannato per due bancarotte fraudolente (sei anni complessivi), per falso e contraffazione di vini (un anno e otto mesi), per indebito utilizzo di carta di credito ed estorsione ai gestori del night club Le Rififi di viale Treviso (tre anni e otto mesi), truffa (dieci mesi). Ci sono inoltre procedimenti ancora pendenti. Il procuratore di Pordenone Raffaele Tito aveva spiccato un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti. —
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