Fratelli d'Italia: «Burqa vietato in tutta Treviso»

La proposta del consigliere Acampora: «Modificate il regolamento di polizia urbana». La mozione dopo lo stop del velo nei musei
PUCCI TREVISO MANIFESATZIONE BURKA GIOVANI CASA DELLA LIBERTA' AGENZIA FOTOGRAFICA FOTO FILM
PUCCI TREVISO MANIFESATZIONE BURKA GIOVANI CASA DELLA LIBERTA' AGENZIA FOTOGRAFICA FOTO FILM

«Va bene vietare il burqa nei musei trevigiani ma adesso facciamolo anche in tutto il territorio comunale». L'opposizione di Ca' Sugana guidata dal consigliere Davide Acampora, capogruppo di Fratelli d'Italia, rilancia e propone di estendere i divieti già in vigore a tutto il comune, limitando al massimo la circolazione di persone con volto integralmente coperto. Per questo il consigliere Acampora presenterà presto una mozione per esortare il consiglio comunale a modificare l'attuale regolamento di Polizia Urbana. «Chiederò che venga introdotto l'obbligo di circolare a viso scoperto in pubblico su tutto il territorio comunale», spiega il consigliere trevigiano di opposizione, aggiungendo: «bisogna che il sindaco estenda questa norma specifica al più presto, non solo nei musei della città ma anche su tutto il territorio comunale».

Sicurezza, burqa vietato nei musei civici

Se la restrizione diventasse effettiva, si aprirebbe una questione di non poco conto: per le strade del capoluogo non potrebbe più circolare chi indossa burqa (velo integrale) o niqab (il velo che copre l’intero corpo della donna lasciando scoperti solo gli occhi) ma potrebbe avere qualche difficoltà anche chi porta sciarpa, berretto o qualsiasi capo d'abbigliamento particolarmente coprente.

Al momento, anche a Treviso, ci si attiene ai principi di legge già in vigore da anni, fermo restando che, se un visitatore si dovesse presentare alla biglietteria dei musei civici abbigliato in modo tale da non essere identificabile, sarà invitato al riconoscimento. In caso contrario, per ragioni di sicurezza, l'accesso gli verrebbe interdetto. Un principio di buon senso avallato dalla legislazione italiana: l'articolo 85 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza che vieta di «comparire mascherati in luogo pubblico», prevedendo per i trasgressori una sanzione amministrativa. Chi, invitato a farsi identificare, rifiuta di farlo, è punito con una ulteriore ammenda. Insomma, si tratta di un illecito amministrativo, punibile con una multa. Una legge datata che in periodi storici “tranquilli” di fatto non viene applicata in modo ferreo, ma che oggi, dopo i fatti di Parigi e Londra, torna ad essere di stretta attualità, dando al Comune un'opportunità in più per elevare i livelli di controllo e sicurezza.

Nel caso di Treviso il Bailo e la mostra di Escher sono tra i punti più delicati viste le centinaia di persone che ogni giorno vi fanno visita, specie nel periodo delle festività natalizie. «Si tratta solo di applicare la legge», dice il sindaco Manildo, «Una legge in vigore da molto tempo. Ma, soprattutto in questo momento, la faremo rispettare».

Sull'argomento c'è poi una seconda norma: l’articolo 2 della legge dell’8 agosto 1977, la numero 533, “Disposizioni in materia di ordine pubblico”, che vieta l’uso di caschi protettivi, o di “qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo”. In questo caso, per chi trasgredisce, è previsto l’arresto da sei a dodici mesi e una sanzione amministrativa.

A norma di legge, quindi, indumenti come il burqa e il niqab non sarebbero utilizzabili in determinati contesti perché non permettono l’identificazione della persona. Ma per il consigliere trevigiano Acampora tutto questo non basta e, vista la minaccia terroristica che incombe sull'Occidente in questo particolare momento storico «sarebbe bene che le restrizioni venissero estese a tutto il territorio comunale».

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