Francesca e il nonno, premiata a Valdobbiadene la nipote migliore d’Italia

Le partite a carte, i viaggi, i lunghi abbracci durante la malattia. La bambina di 9 anni: «Quando ero triste mi faceva ridere», la storia a Valdobbiadene  

VALDOBBIADENE. Si sono compresi fin dal primo giorno, cercati e amati infinitamente. Tra di loro un’alchimia tutta speciale fatta di esperienze condivise, sorrisi e sostegno reciproco. Lei è cresciuta con i suoi insegnamenti e lui ha ritrovato un nuovo scopo nella vita con lei. Insieme hanno coltivato un patrimonio intangibile e impagabile di ricordi e memorie che ha coinvolto un’intera comunità.

È la meravigliosa storia lunga otto anni di Francesca Cipriani, 9 anni di Valdobbiadene e del suo amatissimo “nonno Gino bello”- come amava chiamarlo - scomparso per una malattia a fine marzo. Un legame indissolubile il loro, nato in vita, rafforzatosi nella malattia e sconfinato anche oltre la morte. Non poteva di certo passare inosservata questa sintesi perfetta del vincolo affettivo unico che lega nipoti e nonni. Nemmeno per l’Associazione Nazionale Nonni che quest’anno conferirà proprio a Francesca - il 3 ottobre nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi - il riconoscimento di “Nipote ideale 2017”. Un immenso amore il suo, ma anche una grande generosità per aver condiviso con tutti i compagni di scuola il suo nonno tutto speciale. Le radici di questo legame intenso, profondo e puro affondano già qualche mese dopo la nascita di Francesca quando mamma Marta doveva riprendere il suo impiego. «Francesca è la mia terza figlia – racconta Marta – gli altri due hanno 12 e 10 anni. Per loro avevo chiesto l’aiuto di una baby sitter quando io ero al lavoro, ma quando è stato il momento di Francesca, non riuscivo a trovarne nessuna. In quel frangente è arrivato l’aiuto di mio papà che si è preso l'incarico di seguire Francesca. E l’ha seguita davvero in tutto, lui c’era sempre per lei». C’era il primo giorno d’asilo. C’era nei giorni successivi, quando cominciano le piccole crisi e si fa largo la paura di essere abbandonati. C’era all’uscita di scuola, nelle attività del pomeriggio, nelle lunghe e divertenti pause estive. Mano nella mano col nonno, Francesca cresceva, imparava e amava.

«Mi piaceva tanto quando mi portava nel campo che aveva vicino al Piave – racconta la piccola Francesca – e mi insegnava a fare il vino. Aveva comprato una piccola macchina per schiacciare l’uva e insieme facevamo il fragolino che poi assaggiavamo. Mi accompagnava anche nel campo gigante dei suoi amici dove raccoglievamo l'uva. Quando ero triste mi diceva “Dai che facciamo una partita a carte” e mi tornava il sorriso». «Il lunedì mattina – continua mamma Marta - accompagnava Francesca al mercato e le comprava il pane e il pesce. È così che è nato il ritornello “pane, pesce e nonno Gino” che ci fa sempre rallegrare e ci ricorda adesso tanti bei momenti passati. Spero tanto che tutte queste meravigliose memorie restino nella sua mente e nel suo cuore per sempre». Francesca era talmente entusiasta del suo amore per il nonno, il suo “migliore amico” come diceva lei, che era riuscita a contagiare anche i compagni di classe, facendo diventare il suo “nonno Gino bello”, il nonno di tutti i bambini. Poi invece, la malattia, il dolore e la rabbia. Ma ancora una volta, mano nella mano, nonno e nipote nella loro ultima grande esperienza insieme.

«Francesca pranzava in camera col nonno quando lui non ce la faceva più ad alzarsi – spiega Marta – lo abbracciava forte e gli stava vicina. Gli aveva organizzato una festa di compleanno insieme ai compagni di classe alla quale però mio papà, purtroppo, non ha potuto partecipare. Dopo la morte del nonno, Francesca mi ha chiesto: “Perché io ho avuto solo 8 anni col nonno e tu 44? Non è giusto". Ma i suoi 8 anni sono stati speciali, sono stati anni di un amore puro».
 

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