Fotomontaggi-hot con gli amici: nei guai

Ragazza di 24 anni tappezza la Marca con manifesti porno: i volti di due coetanei messi sui corpi di pornostar. A processo
Di Sabrina Tomè
27/10/01 TV. Avv. Alessandra Nava. (Baschieri)..© Paolo Balanza
27/10/01 TV. Avv. Alessandra Nava. (Baschieri)..© Paolo Balanza

I fotomontaggi con i volti delle amiche e degli amici in situazioni e posizioni a luce rosse li ha diffusi non solo su internet, ma anche attraverso manifesti affissi in città e in altri centri della Marca. Così, per quasi un mese, i residenti di Treviso, Castelfranco, Vedelago e Arcade, si sono svegliati trovando affissi nelle bacheche pubbliche o sui muri e sulle vetrine di negozi e locali, immagini pornografiche con tanto di frasi di commento «Casa squillo numero 1... per appuntamenti contattatemi al...». E seguivano i numeri - veri - del telefono fisso e del cellulare di una ragazzina realmente esistente il cui viso appariva appunto nel fotomontaggio insieme a quello di un suo amico.

Una situazione che se ha fatto sorridere qualcuno, ha però indignato i più e, soprattutto, ha gravemente danneggiato le vittime di quello che forse voleva essere uno scherzo e che si è rivelato invece un grave reato. Tanto che, ora, per quei fatti andranno a processo, il prossimo dicembre, in due.

La «mente» dei fotomontaggi hard e della loro diffusione è considerata dagli inquirenti una ragazza di 24 anni, A.Z., residente a Casier che deve rispondere di diffamazione, trattamento illecito di dati e molestie. Le sole molestie sono state contestate a quello che viene ritenuto una sorta di aiutante in campo della ragazzina terribile, il mantovano, M.B. di 25 anni.

I due, stando alle accuse, avrebbero organizzato tra il maggio e il giugno dello scorso anno una vera e propria persecuzione telefonica fatta di chiamate anonime diurne e notturne e di sms ai due amici (o, almeno, tali credevano di essere fino a quel momento) di A.Z.. E quella delle telefonate sarebbe stata la parte più innocua dell’«offensiva» - perché così appare - lanciata all’indirizzo degli ignari coetanei. A.Z. - secondo le accuse - avrebbe usato tutti i mezzi della comunicazione, da quella tradizionale via-manifesto a quella più tecnologica via-internet, contro i due amici. La ragazza, sostengono gli inquirenti, ha confezionato i fotomontaggi ritagliando i volti dei due conoscenti dalle foto che possedeva o che aveva trovato sul web e «appicicandoli» successivamente sui corpi di modelle e modelli del porno ritratti in tutte le possibili posizioni.

Confezionato così il «lavoro», è iniziata l’attività di diffusione attraverso il doppio canale, del web e delle affissioni di volantini in città. Una divulgazione - questo è certo - molto accurata per raggiungere il «popolo» della rete e i residenti nei Comuni della Marca dove i manifesti sono stati appesi.

In poche ore è scoppiato il caso e i due ragazzi a cui è stato «rubato» il volto si sono trovati loro malgrado protagonisti del piccolo scandalo a luci rosse. A rendere ancora più grave la situazione è stata l’indicazione del numero di telefono: qualcuno, che non aveva capito la vera natura di quei cartelloni, ha chiamato a casa la malcapitata chiedendo prestazioni sessuali.

Facilmente intuibile il danno per gli involontari protagonisti della vicenda che si costituiranno parte civile al processo fissato per il 9 dicembre davanti al giudice monocratico del tribunale di Treviso.

A.Z. , che è difesa dal’avvocato Alessandra Nava, dovrà dare una spiegazione dell’accaduto e, soprattutto, la sua versione dei fatti. Si tratterà di capire se la giovane si assumerà la responsabilità dell’accaduto o se invece sosterrà la sua innocenza rispetto alle pesanti contestazioni che le vengono mosse dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare delle indagini.

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