Fonte, revisioni fantasma Il giudice vuole tutti i file

Padre e figlio, titolari di un’officina, sono accusati di controlli “facili” sulle auto Per la Procura bastava portare il libretto di circolazione per ottenere il visto
Di Fabio Poloni

FONTE. Non serviva portare l’auto, per fare la revisione. No, bastava il libretto. È l’accusa che ha mosso la Procura di Treviso a carico di Ernesto e Andrea Mazzarolo, padre e figlio, titolari dell’officina di via Castellana, a Onè di Fonte. I due sono finiti a processo per rispondere di abuso d’ufficio e falsità ideologica. Ieri il collegio dei giudici ha disposto, su richiesta del pubblico ministero Iuri de Biasi, l’acquisizione di tutti i file contenuti nel computer dell’officina. Obiettivo: capire se davvero ci siano state delle revisioni “fantasma”, delle quali manca ogni rendicontazione cartacea.

In cinque casi, secondo la Procura, altrettante auto tra il 2008 e il 2009 sarebbero state revisionate “sulla fiducia”, non uscendo neppure dal garage dei proprietari. Vecchie auto, spesso con qualche problema legato all’età del mezzo (per esempio, i fumi di scarico fuori norma), che però passavano tranquillamente la revisione in maniera del tutto virtuale, sempre secondo l’accusa: nessun controllo, ma via libera da applicare sul libretto di circolazione. Da qui l’accusa ai Mazzarolo: abuso d’ufficio e falso ideologico. Cinque casi contestati, ma sarebbero addirittura 316 quelli in cui non c’è alcuna documentazione cartacea in officina relativa alle revisioni. Ora il collegio dei giudici vuole capire cosa ci sia dietro quel vuoto: per questo motivo, ieri è stata disposta l’acquisizione del materiale informatico presente nel computer dell’officina. Il processo continuerà il prossimo 30 gennaio con l’analisi di quanto contenuto nell’archivio digitale delle revisioni.

Per i responsabili della Mazzarolo, la vicenda ha contorni ben diversi: «Intendiamo provare che tutte le revisioni sono state effettuate regolarmente», ha detto il legale difensore dei due imputati, l’avvocato Fabio Pinelli, «e comunque i casi contestati sono cinque in due anni, a fronte di quasi diecimila revisioni effettuate. E anche per le cinque revisioni contestate la quota ministeriale è stata regolarmente versata». La Procura, comunque, intende andare avanti per la sua strada e dimostrare che il dolo c’è. Nella precedente udienza erano stati sentiti un paio di testimoni: entrambi hanno confermato di aver consegnato il libretto dell’auto a un intermediario, e di averlo ottenuto un paio di settimane dopo con il regolare certificato adesivo di revisione effettuata. Tutto senza che l’auto si muovesse dalla loro proprietà.

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