Fonderie Montello, causa per recuperare 6 milioni

Il curatore cita a giudizio i tre sindaci per non aver evitato il fallimento L’obiettivo è quello di tutelare la massa di creditori rimasti a bocca asciutta
DeMarchi Montebelluna Fonderie del Montello Massimo Corrˆ DeMarchi Montebelluna assemblea operai Fonderia del Montello
DeMarchi Montebelluna Fonderie del Montello Massimo Corrˆ DeMarchi Montebelluna assemblea operai Fonderia del Montello

MONTEBELLUNA. Maxi causa di risarcimento da oltre 5 milioni di euro avanzata dal curatore fallimentare di Fonderie del Montello srl verso i tre componenti del collegio sindacale che fino alla data del fallimento, violando i loro doveri di vigilanza e controllo, non avrebbero fatto nulla per evitare “condotte pregiudizievoli per la società e per i creditori sociali”. La causa civile, promossa dal curatore del fallimento, il dottor Massimo Roma è iniziata il 12 luglio e subito rinviata al 6 dicembre. L’obiettivo dell’azione di responsabilità civile è quello di tutelare la massa di creditori rimasti a bocca asciutta dopo il fallimento della società. Le Fonderie nacquero nel 1968, successivamente trasformate in spa nell’1980, poi in srl nel 2009 con atto inopponibile nei confronti dei creditori. Nel 2005 l’intero pacchetto azionario della società venne acquistato da Zen spa, che ne mantenne il controllo fino alla data del fallimento. L’azienda si occupava della fusione e lavorazione meccanica di getti in ghise, venne dichiarata fallita dal tribunale di Treviso nell’ottobre del 2009, con un passivo accertato in via definitiva che superava i 60 milioni, dei quali la principale debitrice era la controllante Zen, dichiarata insolvente dal tribunale di Padova e successivamente ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Il primo drastico calo di ordini e fatturato venne registrato nel corso del 2009 (circa il 75% rispetto all’anno precedente; solo nel 2007 l’azienda aveva chiuso invece con un utile di 1,3 milioni di euro); secondo il curatore fallimentare le difficoltà sul piano economico non si sarebbero tradotte nel dissesto finanziario che portò le Fonderie al fallimento se la società avesse potuto beneficiare della liquidità invece utilizzata per finanziare a fondo perduto la controllante. Di qui deriverebbe la responsabilità dei sindaci di aver omesso di esercitare il loro potere di vigilanza e controllo rispetto alle azioni degli amministratori in modo da evitare il dissesto finanziario. Sotto accusa due aspetti: la mancata richiesta del pagamento dei corrispettivi per le forniture di merce a favore di Zen spa, da metà del 2007 al fallimento, fino a maturare un credito di 10 milioni di euro interamente svalutato dopo l’insolvenza della controllante. Inoltre viene contestata l’erogazione di un finanziamento di 9 milioni a favore di Zen, un’operazione che, secondo la curatela fallimentare, sarebbe stata “non funzionale all’oggetto sociale delle Fonderie e senza benefici compensativi”. Finanziamento mai rimborsato dalla controllante, nemmeno gli interessi. Per questo, ed altre condotte distruttive, il curatore del fallimento ha deciso di citare gli ex sindaci della società per ottenere un risarcimento di cinque milioni e 807 mila euro, 53 euro.

Serena Gasparoni

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