Follina, 4.700 in marcia contro i pesticidi

FOLLINA. È stata la marcia contro il “peccato mortale” dell’inquinamento da pesticidi. In 4.700, un lungo corteo da Cison all’abbazia di Follina. Ed è proprio qui che l’abate, padre Francesco Rigobello, alza il dito contro chi continua ad avvelenare l’ambiente. Mentre i sindaci di Revine, Michela Coan, e di Belluno, Iacopo Massaro, chiamano a raccolta i loro colleghi perché adottino tutte le misure che escludano dalle monocolture – prosecco sui colli trevigiani e meleti in Valbelluna – l’uso e, spesso, l’abuso di sostanze chimiche. «Siamo preoccupati per le api, i fiori, l’erba, spesso dal brutto colore giallo, i bambini, gli anziani – ha detto padre Francesco, subito dopo la messa dell’Ascensione –. La Ue va proibendo certe sostanze, noi ricorriamo alle alternative. Ma attenzione – mette in guardia il frate – i pesticidi aiutano gli affari, ma possono far ammalare e uccidere gli affetti».

Non è forse vero – domanda chiosando l’editore Alessandro De Bastiani, ex consigliere comunale – che proprio i pesticidi hanno suscitato tante perplessità sulla candidatura Unesco di queste colline? Tre cani aprono il corteo che ha percorso due chilometri di strade interne, fra Cison e Follina. Poi ci sono loro, le mamme di Revine, con tanto di maglietta bianca. E poi le mamme di Refrontolo, di Susegana. Ci vogliono 17 minuti perché il corteo arrivi tutto davanti al santuario, dove sono in programmale riflessioni conclusive. C’è una mamma vestita da ape. Dietro lo striscione dei “Colli puri” di Collalbrigo, l’imprenditore Fabio Padovan inalbera un cartello con “Basta illegalità”. Legambiente, Lipu, Wwf, le sigle associative sono così numerose che il conto si perde: ben 134. Ecco un tricolore: “Non bruciate il nostro futuro” riporta a caratteri cubitali. “Liberi di respirare” sollecitano i cartelli; “stop pesticidi”, “basta veleni”.

Ci sono donne con la mascherina alla bocca; un gruppo di ristoratori si dichiara contro le sostanze chimiche. In molti implorano il biologico. Lo striscione più vistoso è quello “No Pedemontana”. L’Anpi è schierata con la presidente di Vittorio Veneto e quello di Belluno. I più allarmati sono gli apicoltori. Il sindaco Coan chiama i colleghi a raccolta: sulle misure da adottare, sui regolamenti che faticano a farsi strada. «Lo Stato e la Regione – protesta Massaro – debbono riconoscere che localmente ci sono situazioni critiche e, quindi, devono metterci nella condizioni di regolamentare, se occorre di vietare» .

Vietare i pesticidi, ovviamente, non le produzioni, come il prosecco o altri vini. Ai sindaci – insistono Massaro e Coan – deve essere consentito di incentivare determinate coltivazioni, come quelle bio, e di disincentivare quelle pericolose. I medici per l’ambiente della provincia di Treviso, con Francesco Cavallin, presidente dell’Isde, non fanno concessioni di sorta. «Le prove di tossicità di tanti pesticidi sono scientificamente solide, quindi è necessaria l’adozione di misure di protezione e prevenzione, in attesa sostanza che le sotanze chimiche e di sintesi siano vietate». I medici chiedono che, senza se e senza ma, le autorità sanitarie, a cominciare dai sindaci, si facciano carico di una regolamentazione più severa ed ispirata ai principi prevenzione.

Qualche produttore di prosecco ascolta in silenzio; sta tentando l’avventura del bio. «Un amministratore, un sindaco – tuona al microfono Michela Coan – non può sottrarsi. Non è possibile tirarsi in parte, bisogna fare, concertare le misure». Il consigliere regionale Andrea Zanoni, anche lui presente, si prende buona nota e assicura che incalzerà l’amministrazione veneta su queste tematiche. Francesca, una delle mamme coraggio di Revine, incoraggia e dà appuntamento fra un anno, alla quarta edizione.
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