Festa-flop, il tribunale «boccia» la Tuzzato
Aveva chiesto i danni a 5 studenti, ma per il giudice la colpa è sua

Mirella Tuzzato presidentessa TrevisoViva
Nessun risarcimento a TrevisoViva, per i danni conseguenti alla festa tenutasi nella chiesa sconsacrata Gymansium: buchi di cassa, mancato pagamento di alcuni fornitori, eccessivo numero di partecipanti, abuso di alcol tra i giovanissimi e rumori molesti. Lo ha stabilito l'altra mattina il tribunale di Treviso respingendo la richiesta avanzata dalla presidentessa dell'associazione Mirella Tuzzato che aveva citato per danni (30 mila euro) cinque studenti trevigiani, organizzatori insieme a lei dell'evento. «La ricorrente (Mirella Tuzzato, ndr) - si legge nella sentenza del giudice Massimo De Luca - non può pretendere che i convenuti (gli studenti, nrd) siano condannati a risarcirle un danno all'immagine che essa si è procurata da sè e nemmeno che siano condannati a tenerla indenne da costi di forniture che essa stessa ha commissionato». In altre parole: chi è causa del suo mal... La vicenda inizia nella primavera del 2006 quando un gruppo di studenti decide di organizzare una festa in centro città e per questo chiede la collaborazione dell'associazione TrevisoViva che ha esperienza in materia e che ha tra i suoi scopi proprio quello di rivitalizzare il cuore della città. L'evento, battezzato «Resurrezione» e avente tra gli obiettivi la sensibilizzazione dei giovani in materia di sicurezza stradale, si conclude tra le polemiche: troppi partecipanti, troppi ragazzi ubriachi, troppi schiamazzi, addirittura una rissa. E nei giorni successivi Mirella Tuzzato rileva anche ammanchi di cassa e fornitori mai saldati. La presidentessa di TrevisoViva si rivolge a quel punto al tribunale civile citando a giudizio i cinque ragazzi e chiedendo un risarcimento danni di 30 mila euro. La causa si è conclusa qualche giorno fa con la sentenza di rigetto: il giudice Massimo De Luca ha ritenuto la richiesta infondata e ha bocciato anche quella dei ragazzi che avevano risposto con una contro-causa chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro. Ma ecco le ragioni della decisione. Per il tribunale, Mirella Tuzzato avocò a se la parte principale dell'organizzazione della festa: dall'individuazione del luogo dove svolgerla e dei fornitori da contattare alla richiesta di tutte le necessarie autorizzazioni amministrative. Gli studenti si limitarono a stampare le locandine occupandosi inoltre della prevendita dei biglietti. «Risulta in modo inequivocabile - si legge nella sentenza - che la Tuzzato prese in mano l'organizzazione della festa e d'altronde non poteva essere diversamente» vista la maggiore esperienza di TrevisoViva rispetto a quella di cinque ragazzi «armati solo del loro entusiasmo». Il tribunale esclude poi che gli studenti abbiano gestito in toto gli incassi relativi alla vendita dei biglietti e alla somministrazione delle bevande. Secca la conclusione del giudice secondo cui non è condivisibile la pretesa della Tuzzato «di scaricare sui convenuti gli inconvenienti che si manifestarono nella serata e la cattiva pubblicità che ne è derivata agli organizzatori dell'evento». La presidentessa di TrevisoViva, sostiene ancora il giudice, «ha avuto una parte rilevante nell'organizzazione della serata e deve imputare anche a sè medesima gli errori e le leggerezze che hanno caratterizzato l'organizzazione della festa». Cassata la richiesta della Tuzzato, il giudice liquida come «paradossale» anche quella degli studenti di veder riconosciuta la loro attività come un rapporto di lavoro e di essere conseguentemente pagati da TrevisoViva: sono stati loro gli ideatori e i coorganizzatori della festa; loro hanno contattato l'associazione chiedendone la collaborazione.
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