Favero promette a Nives «Faremo qualcosa per te»

MONTEBELLUNA. Lo aveva annunciato il giorno prima e ieri mattina si è effettivamente incatenata ad una colonna all’esterno del Comune di Montebelluna. L’urlo disperato di Nives Marcon, di 62 anni, è arrivato dritto e schietto al sindaco Marzio Favero: «Voglio solo essere ascoltata». Per oltre un’ora seduta sui gradoni del municipio, la sessantaduenne ha messo in atto la sua protesta. «La mia disperazione è quella di non poter arrivare a fine mese», spiega la donna, «Ora fatico anche a fare la spesa». Ad alimentare l’ansia di Nives c’è anche lo sfratto. Dopo aver perso il lavoro, un anno fa, come donna delle pulizie, non riesce a far fronte alle spese dell’affitto per il suo appartamento di via Montello: è al secondo avviso di sfratto. Così la disperazione ieri mattina ha preso il sopravvento ed ha scelto le catene come gesto disperato per chiedere aiuto. Non si è persa d’animo: «Perchè la dignità non è una cosa che si può comprare», continua, «e se sono arrivata ad una forma così plateale di protesta è solo perché voglio un aiuto concreto e sincero da parte di questi amministratori».
E mentre da un angolo del municipio una donna ieri mattina chiedeva aiuto sotto lo sguardo curioso dei passanti, dall’altro il consigliere Antonio Romeo con qualche collega raccoglieva le firme contro il femminicidio. «Guardate», fa un cenno lei con la testa verso il banchetto del consigliere, «mi guardano e mi stanno lontani, perché? Di cosa hanno paura?».
Nessuno dei consiglieri ha difatti rivolto la parola alla sessantaduenne. Ma l’arrivo della polizia municipale ha messo fine, con i toni accesi del comandante, alla protesta di Nives che, dopo aver consegnato i suoi documenti ai vigili, e alla vista di una tenaglia, ha preferito consegnare le chiavi dei due lucchetti.
Parla con toni sommessi, come se la colpa dei suoi problemi fosse sua. «Non sto facendo niente di male», si è difesa. Poi l’arrivo del sindaco Marzio Favero, il quale ha accolto Nives nel suo ufficio. «Purtroppo casi come questo sono all’ordine del giorno e negli ultimi due anni sono in aumento del 15%», conferma il sindaco. Un dato allarmante, che dimostra come la crisi stia mettendo a dura prova la vita di molte famiglie. «Siamo a conoscenza del problema e già a maggio avevo incontrato la signora Marcon», continua Favero, «Anche gli assistenti sociali più volte hanno parlato con lei e solo ora la signora ci ha fatto avere il numero di telefono di uno dei due figli. Comprendiamo lo stato d’animo della signora, che ha vissuto con dignità con il proprio lavoro e che ora si trova nelle condizioni di non potersi più mantenere da sola».
La donna però non ne vuol sapere di andare a vivere con i figli. «Non voglio essere di peso», confessa con la voce un po’ flebile, «Ho ancora la forza e la volontà di andare a lavorare e di mantenermi da sola ed è giusto che i miei figli continuino a fare la loro vita». Da parte dell’amministrazione il caso della sessantaduenne verrà seguito dagli assistenti social che si occuperanno di trovare una soluzione per quanto riguarda l’alloggio e il lavoro. Intanto attorno alla donna si è mossa la macchina della solidarietà. «I miei vicini di casa, che sono originari del Congo», chiude la donna, «mi hanno offerto di trasferirmi da loro fino a quando non troverò un’altra sistemazione».
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