«Fattori d’incertezza all’estero e in Italia Così è davvero difficile»

Anche fra gli imprenditori questo scorcio d’estate si presenta più problematico che mai. Da più parti giungono segnali preoccupanti. Valter De Bortoli, titolare Db Group – colosso montebellunese che opera nel campo della logistica e dei trasporti – ha sicuramente il polso della situazione generale. «C’è un rallentamento nei primi mesi dell’anno, le esportazioni sono calate specie in Europa e in Germania, che è il nostro primo Paese di riferimento. La lotta dei dazi fra Usa e Cina, poi, non aiuta di certo. La riduzione globale degli scambi. Sentendo i miei colleghi, sembra che ci sia già un po’ di fiacca, non ci aspettiamo niente di buono. Personalmente ho visto un po’ meglio luglio rispetto agli altri mesi dell’anno, ma è un mese inficiato perché le imprese spediscono la merce prima di agosto, quando chiudono per andare in ferie. Ad ogni modo spero sia un segnale positivo».
Ma poi è arrivata la crisi di governo. E questa come impatta? «Siamo al record di debito pubblico: il governo in carica finora ha fatto solamente danni, dando risorse in modo discutibile (quota 100, reddito di cittadinanza)», prosegue De Bortoli. «Secondo me è difficile fare peggio, in questi mesi non ho visto alcunché di positivo. Abbiamo dei non-ministri. La situazione è davvero difficile».
Se c’è un settore in continua espansione è quello vitivinicolo. Ivo Nardi, titolare di Perlage Vini, ha un punto di vista importante. «C’è l’inquietudine data dalla Brexit, poi c’è l’andamento dell’economia tedesca. È chiaro che questi fattori generano una situazione di ansia, ma sono contesti che non dipendono da noi, toccano in gran parte ambiti europei. Ci sentiamo quindi disarmati. Ma ho anche visto in questi mesi in Italia una continua campagna elettorale, affrontare i problemi senza tenere conto delle questioni strutturali. Ovvio che anche questo è un fattore di inquietudine, perché siamo un Paese fragile».
«Da anni firmo buste paga: il sistema italiano, anche osservando ristorazione e altre attività con cui ho avuto modo di confrontarmi, arriva a erogare stipendi molto inferiori rispetto a quello che succede in Europa», prosegue. «Questa scarsa gratificazione è uno dei motivi per cui i cervelli iniziano a scappare. Bisogna aggredire i temi del cuneo fiscale e della tassazione. Altrimenti diventa difficile garantire premialità nelle imprese. Far crescere un bravo cameriere, per esempio, è difficilissimo, perché a un certo punto il sistema di gratificazione si ferma e non è più sostenibile per l’azienda. A quel punto i dipendenti o cercano di mettersi in proprio o vanno altrove, magari all’estero. Questa è la prima cosa che dovrebbe affrontare il governo». —
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