Famiglia di Sacile sterminata, la figlia-killer: «Non lavorava più, ma faceva la bella vita»

TREVISO. Aveva lasciato l’azienda dove lavorava già a dicembre, ma alla sua famiglia diceva che girava il mondo per lavoro, anche nei giorni precedenti all’omicidio. «Sono andata in Cina» aveva raccontato al padre Blerta Pocesta, prima andare in vacanza e tornare nella loro città a Debar. Emerge una doppia vita, sconosciuta anche a chi gli stava più vicino. La ventottenne non era in ferie, né tanto meno era una donna in carriera, come voleva far credere. A dicembre infatti aveva lasciato il lavoro alla 4 Noks di Francenigo, doveva lavorava da cinque anni.
«Per noi ha lavorato fino a dicembre 2017, poi non abbiamo più avuto contatti – spiegano dalla sede centrale della ditta che fa parte del gruppo Astrel di Gorizia -. Era una commerciale e inseriva gli ordini dei clienti, non è mai andata all’estero per noi». Ai parenti raccontava di essere una manager e il denaro non le mancava. «Un’impiegata come tante, niente di anomalo, aveva dato le dimissioni. Siamo sotto shock» dicono in azienda.
I colleghi increduli non la vedevano da mesi, mai avrebbero immaginato che Blerta potesse essere una killer. «Se mio zio Amit avesse avuto qualche dubbio che mia cugina aveva qualche giro strano, che c’era un problema in famiglia, non sarebbe mai partito tranquillamente per le ferie. Era sempre vicino alle figlie – spiega il nipote Amir Findo di Cordignano -. Mio zio ci diceva che mia cugina era in Cina per lavoro, però non so se sia mai stata in Cina». Problemi economici non ne avevano, Amit Pocesta e la moglie Nazmije avevano sempre lavorato sodo per garantire un futuro alle loro tre figlie.
Amit era tornitore alla Corazza Benne di Gaiarine, dove lo ricordano come uno dei migliori dipendenti. Nazmije, una laurea in chimica, si era adattata a far la donna delle pulizie. La secondogenita Mukades, 24 anni, l’unica sopravvissuta, è una stagionale nel settore alberghiero. Ora si trova ospitata da zii a Debar. Non vuole più avere fare con la sorella Blerta, che prima di finire in cella l’aveva supplicata: «Almeno tu verrai a trovarmi in carcere». Se Blerta Pocesta in Macedonia sia rimasta invischiata in qualche “giro strano” nessuno lo sa. Ma dove andasse e cosa facesse quando riferiva ai familiari delle trasferte di lavoro rimane un mistero. Tre anni fa quando passò le vacanze a Debar gli furono tagliate le gomme dell’auto.
Lo scorso anno invece aveva portato a sistemare la sua Audi nell’officina Ampelio Mordiero di Francenigo, accanto alla sede della ditta per cui lavorava. «Qui ha lasciato il conto da pagare» racconta il titolare. «Una ragazza estroversa, appariva come una “americana” a cui piaceva la bella vita» dicono dall’officina.
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