Famiglia di Sacile sterminata in Macedonia
Le vittime sono Amid Pocesta, 55 anni, la moglie Nazmije, 53 anni e la figlia Anila, 14 anni, macedoni di etnia albanese da tempo residenti a Sacile, in provincia di Pordenone

Famiglia in Macedonia per una festa di nozze: uccisi a colpi di pistola
SACILE. Erano tornati a casa per un'occasione lieta, le nozze di una sorella di lei a Debar, cittadina macedone di 19 mila abitanti al confine con l'Albania. Invece hanno trovato la morte, massacrati a colpi di pistola nel sonno proprio alla vigilia del matrimonio.
Le vittime sono Amid Pocesta, 55 anni, la moglie Nazmije, 53 anni e la figlia Anila, 14 anni, macedoni di etnia albanese da tempo residenti a Sacile, in provincia di Pordenone. Sono stati trovati in un lago di sangue nelle loro camere da letto. A scoprire i corpi è stato un cugino. La coppia era fuggita dalla Macedonia durante la guerra nell'ex Jugoslavia e aveva messo radici in Italia. Amid lavorava come operaio all'officina Vinal di Sacile; Nazmije, che aveva dovuto lasciare nel cassetto la sua laurea in chimica, faceva la donna delle pulizie. Un vita di sacrifici per la coppia, tutta proiettata sulle proprie figlie: la più grande, dopo il diploma, ha trovato un impiego a Cordignano.
La primogenita e un altro parente sono scampati al massacro perchè sono stati trattenuti in Italia da impegni di lavoro. "Erano una famiglia tranquilla, buona, che ha lavorato 30 anni all'estero. Non capiamo perchè qualcuno abbia voluto ucciderli", hanno dichiarato i parenti di Debar ai microfoni delle tv macedoni. La carneficina è stata scoperta dopo che i familiari hanno cominciato a preoccuparsi del silenzio che proveniva dal villino rosso e grigio di Debar, col pianterreno ancora in costruzione.
La sera prima che venisse scoperto il massacro, Amid e la sua famiglia non si erano presentati ai festeggiamenti per il matrimonio e il telefono continuava a squillare a vuoto. Il giorno successivo, ovvero il 27 agosto, alle 9, sarebbero state celebrate le nozze. In casa non si percepiva alcuna presenza, eppure l'auto di Amid era come sempre parcheggiata nel cortile.
Dopo aver bussato invano alla porta di casa, chiusa a chiave, il cugino ha forzato è entrato da una finestra rimasta aperta e ha visto i corpi senza vita dei familiari. Subito è stato lanciato l'allarme alle forze dell'ordine. Secondo la ricostruzione della polizia, riportata dai principali media macedoni, l'assassino è entrato proprio da quella finestra trovata aperta, armato di pistola, nel cuore della notte. Prima ha freddato la coppia in camera da letto, poi ha sparato alla ragazzina nella sua cameretta. I parenti che vivono nella casa a fianco hanno raccontato a un'emittente macedone, di non aver udito alcun rumore sospetto. Stefan Dimoski, portavoce della polizia di Ohrid, non ha confermato ai giornalisti locali le indiscrezioni trapelate su alcuni siti circa l'identità del principale sospettato del triplice omicidio. Gli inquirenti stanno concentrando al momento le indagini sulla cerchia dei familiari.
Il procuratore penale della città di Gostivar, secondo quanto ha riportato il Telegraf, ha spiegato che una serie di persone è stata sottoposta alla prova del guanto di paraffina (per evidenziare eventuali tracce di polvere da sparo) e che sono state perquisite le abitazioni dei conoscenti e parenti con le quali le vittime hanno avuto contatti nei giorni precedenti.
Sarà disposta anche l'autopsia. Si è appreso dai media macedoni che la polizia sta cercando un parente che, secondo alcune indiscrezioni, nel frattempo sarebbe scomparso. I detective stanno vagliando la pista di una lite di confine come movente del delitto. Il caso è seguito con la massima attenzione anche dall'ambasciata d'Italia a Skopje, capitale della Macedonia.
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