Falsifica marchio Nardini distributore condannato

CROCETTA
Falsificare il marchio sugli scatoloni per la rivendita della grappa Nardini, storico marchio dell’acquavite bassanese, è costato a Gianluca Rossi, titolare a Castelfranco di una ditta di distribuzione di bevande, una condanna a 4 mesi di reclusione e una multa di 1.800 euro per contraffazione e alterazione di prodotti industriali. Per Luciano Pagan, titolare di uno scatolificio a Crocetta e coimputato insieme a Rossi, il giudice ha decretato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Assolto invece Livio Simionato, titolare di uno studio di grafica a Roncade, anch’egli imputato del medesimo reato. I fatti risalgono all’inizio del 1998 quando Rossi si era rivolto a Pagan per la produzione di alcune scatole di cartone per confezionare delle bottiglie di grappa Nardini. Pagan si era affidato alla ditta di Simionato per stampare il logo. Il distributore voleva rivendere le bottiglie di grappa che aveva comprato direttamente dalla Nardini con una confezione che permettesse di vendere le bottiglie insieme, non singolarmente. Di sua iniziativa aveva deciso di farsi fare le scatole da Pagan con un logo che richiamasse la storica ditta di acquavite. Una leggerezza che gli è costata cara. Qualche tempo dopo, infatti, Angelo Nardini, responsabile commerciale dell’omonima ditta, aveva notato in un negozio degli scatoloni che non erano gli originali. Temendo una contraffazione del prodotto con un conseguente danno per la ditta aveva allertato i carabinieri. Dalle indagini era emerso che lo scatolone non era quello originale ma che la grappa contenuta nelle bottiglie era quella autentica. Per questo motivo Nardini, non ravvisando un danno per la sua società, data la genuinità del prodotto venduto, aveva deciso di non sporgere denuncia nei confronti di coloro che avevano creato e distribuito gli scatoloni.
Tuttavia la procura di Treviso ha ritenuto opportuno far luce sui fatti e, trattandosi di un reato perseguibile anche in assenza di una querela, aveva deciso di rinviare a giudizio i tre titolari implicati nella faccenda. La sentenza ha lasciato perplesso il legale del condannato che riteneva, data la genuinità della grappa venduta di poter contare su una piena assoluzione. Inoltre le scatole erano firmate anche con il nome della ditta di distribuzione bevande, circostanza che fa emergere la buona fede di Rossi che non voleva di certo frodare i consumatori.
Andrea Foltran
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