Fallisce la Stamperia Nardi, in 16 a casa

PAESE. Un'eccellenza nostrana, emblema di quel saper fare oggi sempre più raro nel territorio. Una realtà che può vantare cinquant'anni di storia e, nel periodo del boom economico, l'abilità e manualità di cinquanta dipendenti. Ora la Stamperia Nardi di Paese è fallita. A dichiararlo la sezione dedicata del tribunale di Treviso: nominato il curatore, Enrico Danielato, il giudice delegato Caterina Passarelli, l'udienza di verifica dello stato del passivo è stata fissata per il prossimo 12 gennaio.
Negli scorsi mesi era stato lo stesso titolare, Giancarlo Nardi, a denunciare una situazione fortemente in bilico. L'azienda ha chiuso, dopo più di 50 anni di attività, lasciando a casa i suoi 16 dipendenti (gli ultimi rimasti).
In cassa integrazione straordinaria, con la dichiarazione di fallimento perdono il diritto all'ammortizzatore. «Ma abbiamo chiesto un incontro urgente al curatore, che ha dimostrato estrema disponibilità. E necessario vengano messi quanto prima in mobilità», spiega Gianni Boato, Femca Cisl.
La Stamperia Nardi inizia la sua attività nel 1967. «All'epoca», ricorda Nardi, «si dipingeva sui tessuti direttamente a mano. Eravamo degli artisti. I disegni dei clienti venivano sviluppati ed incisi a Como. La stampa a più colori veniva rigorosamente eseguita a mano con coloranti all’acqua di marca tedesca». Un metodo molto diverso dai sistemi di produzione odierni a cui la stessa stamperia negli anni ha tentato di adeguarsi. Dopo aver abbandonato il granaio in cui era iniziata l’attività si trasferisce in un capannone attrezzato con tavoli da 40 metri e con le prime macchine (alcune di propria progettazione). Cavalca gli anni del boom economico, come contoterzista trainata dalle commesse delle grandi aziende tessili del territorio. I capannoni diventano due, da una manciata di dipendenti la Stamperia Nardi nel 2007 arriva ad assumerne 50. Il fatturato vola a 4 milioni di euro l'anno. Poi la crisi, ma soprattutto la concorrenza spietata della manodopera a basso costo. «Le aziende del territorio hanno iniziato a far realizzare collezioni e stampe in Cina o in altri posti simili. Naturalmente costano molto meno, ma come vengono realizzati?» spiega Nardi che ha più volte segnalato il problema allo Smi, Sistema Moda Italia. I 50 dipendenti vengono ridotti a 40. Poi 16, ma non basta. Oramai da febbraio scorso non c’erano più commesse, ieri la dichiarazione del fallimento.
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