Falde acquifere contaminate ma le cause restano incerte

Un altro no è arrivato dalla Regione alla richiesta di un approfondimento Rimangono i monitoraggi. La perplessità di Zanoni e del sindaco di Preganziol 

PREGANZIOL

Un altro no, ed è per il sesto anno consecutivo, all’emendamento al bilancio regionale proposto del consigliere regionale Andrea Zanoni per finanziare una più approfondita ricerca delle cause che hanno portato all’inquinamento da mercurio nella falda acquifera dell’area a sud di Treviso. A fine 2020, la maggioranza di centrodestra che governa il Veneto ha confermato l’orientamento espresso già negli anni scorsi: nessuna risorsa aggiuntiva, oltre a quelle necessarie all’attuale monitoraggio periodico delle acque, sarà allocata per cercare di individuare la fonte primaria di questa contaminazione. Il consigliere regionale del Partito Democrativo chiedeva di mettere a bilancio 300 mila euro per effettuare nuove indagini sulle cause di questo inquinamento anomalo riscontrato a partire dal 2010.

Zanoni è da anni in prima linea: «La contaminazione da mercurio della falda acquifera nei Comuni di Quinto, Treviso, Preganziol e Casier è un caso eclatante», scrive nella sua relazione, «già costato alle casse pubbliche 3 milioni di euro. L’inquinamento continua a coinvolgere nuove aree della falda e la fonte primaria continua a rimanere anonima». Nella sua richiesta Zanoni ricorda sia la decisione dell’Usl di vietare l’utilizzo dell’acqua per scopi potabili sia gli investimenti che hanno portato all’implementazione della rete acquedottistica. A distanza di 10 anni il mercurio nelle falde acquifere, scoperto durante un controllo di routine nei pozzi gestiti da Veritas, non ha ancora un “colpevole”. Per effetto di questa contaminazione sono molti i pozzi dei privati cittadini (oltre a quelli del sistema acquedottistico pubblico) ad essere dichiarati “off limits”. Se da una parte l’esponente Pd non sembra intenzionato né a gettare la spugna né a lasciar passare sotto silenzio questa vicenda, il 2020 si archivia anche con una notizia di segno opposto, che sembra davvero chiudere un’epoca: con una lettera inviata al primo cittadino di Preganziol Paolo Galeano (il Comune più interessato dal fenomeno) il presidente del Comitato tutela acque potabili, Umberto Battel, ha comunicato lo scioglimento dell'associazione.

E i numeri che dicono? Gli ultimi rilievi dell’Arpav restituiscono un quadro sostanzialmente invariato, con qualche tendenza alla diminuzione. Sui 32 punti monitorati, in parte legati al progetto Memo e in parte frutto della collaborazione con l’università di Ferrara attivata nel 2018, stando ai dati di ottobre 2019, sono 11 quelli a presentare ancora valori superiori o uguali alla soglia di un microgrammo per litro. Il valore record è quello di 13,4 g/l del pozzo 6297 a Preganziol in via dei Munari, vicino al confine con i territori di Treviso e Quinto, dove rispettivamente sono oltre soglia due pozzi su 10 e tre pozzi su 7. —



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