Ex Tiretta, la commissione fa luce su tutti i misfatti della discarica

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Le carte non sempre mostrano la realtà dei fatti. E quando si parla di discariche e fidejussioni la mancata corrispondenza significa guai per cittadini ed enti pubblici. Lo sanno bene in Provincia di Treviso e a Paese. La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse ai rifiuti ha approvato la prima relazione sulle garanzie finanziarie delle discariche, un lavoro che punta ad individuare i punti critici, scandagliando atti giudiziari e relazioni delle regioni.
la relazione
Nel mirino è finita anche Treviso, con il caso delle discariche Sev e Tiretta di Paese, che nel 2017 hanno portato alla condanna per danno erariale del segretario generale della Provincia di Treviso, Carlo Rapicavoli, e di Carlo Giovanni Moretto, ex funzionario a Sant’Artemio. Per la commissione parlamentare questo caso è l’esempio di ciò che non dovrebbe accadere, ovvero che la sorveglianza sulle garanzie «si riducano a una mera verifica cartacea della sottoscrizione del contratto». La relazione parla di polizze false, coperture inesistenti, intermediari senza titoli: un autentico campionario di ciò che si può trovare dietro ad una fidejussione o ad una garanzia rilasciata dal gestore della discarica all’ente pubblico di turno. Fidejussione che dovrebbe tutelare il pubblico, per esempio nella bonifica e nella manutenzione della discarica nel caso in cui il gestore fallisca. Ma non sempre è così. Ed è qui che tornano in scena Paese e la Provincia.
la sentenza
In riferimento all’ex Sev di via Vecelli e della Tiretta, la commissione ricorda che «la responsabilità, secondo la Corte dei Conti, era da ricollegare al tempo lasciato decorrere, mentre persistevano gravi inadempienze circa la gestione del percolato, senza procedere a escutere le garanzie. A tale condotta era da aggiungersi l’ulteriore grave negligenza consistente nell’avere consentito la prestazione di garanzie non consistenti in fidejussioni». E ancora: «La sentenza ricorda che le fidejussioni relative alla gestione delle discariche potevano essere rilasciate unicamente da banche o compagnie di assicurazione e non anche da intermediari finanziari». Viene chiamata in causa la Provincia di Treviso in quanto “un’azione appropriata, esercitata tempestivamente, avrebbe di certo portato a conseguire, quanto meno, una buona parte delle somme garantite”. In sintesi la Provincia, secondo la commissione e anche secondo la Corte dei Conti, «non ha verificato la solidità delle polizze, e non ha provato a escuterle in tempo, in modo da avere le risorse per scongiurare danni ambientali». La Sev, gestore della discarica di via Vecelli, in particolare, per ottenere l'autorizzazione al conferimento, nel 2004 dovette fornire alla Provincia una fidejussione, che venne emessa dalla San Remo di Genova, per un importo di 2.616.120 euro. In via Vecelli finiscono amianto e rifiuti tossici e nocivi non autorizzati, tanto che dopo un sopralluogo del Noe la discarica viene chiusa. Peccato che a fine 2004 inizino i guai della San Remo: prima viene cancellata temporaneamente dall'elenco degli intermediari dall'Uic (Ufficio italiano cambi); poi, il 29 dicembre, passa nelle mani di nuovi proprietari, tutti cittadini egiziani. Nel 2006 la Sev fallisce, e quindi le clausole fidejussorie dovrebbero entrare in gioco per garantire la bonifica e la gestione. Ma nel 2007, quando i rifiuti pericolosi sono ancora presenti nella discarica, la San Remo si trasferisce da Genova a Reggio Calabria, riduce il capitale sociale a 106.000 euro e poi fallisce a sua volta. Lasciando ricadere sulla Provincia i costi di gestione della discarica, e di fatto cancellando ogni possibilità di bonifica. —
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