Ex chiesa di Santa Margherita «La riapertura fra un anno»

L’ipotesi per la chiusura del cantiere è per l’autunno  del 2019 vi troverà spazio  una parte del Museo Salce con laboratori e uffici
borghesi agenzia fotofilm treviso ex chiesa santa margherita
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Ancora un anno di lavori e parte dell’ex chiesa di Santa Margherita tornerà fruibile, pronta ad ospitare una porzione consistente del Museo Nazionale Collezione Salce. È l’ipotesi che oggi sono in grado di formulare gli addetti ai lavori. Il cantiere di ristrutturazione e restauro della grande chiesa gotica del XIII secolo a un’unica navata, lungo le cui pareti sono ancora visibili alcuni affreschi, è molto ben avviato. E soprattutto è garantita la copertura finanziaria con un volume di spesa in due tranche, rispettivamente di due milioni e 400 mila euro, e di un milione e 900 mila euro. Una cifra consistente che va ad aggiungersi ai tre milioni già spesi.

A conti fatti per il restauro complessivo dell’ex chiesa che si affaccia su via Reggimento Italia Libera, di fronte al distretto militare, a due passi dalla Riviera, lo Stato spenderà quasi 8 milioni di euro, cifra tonda: comprese le spese per gli arredi interni. Ma va detto che le condizioni iniziali dell’immobile erano drammatiche, soprattutto quelle della copertura che è stata completamente ricostruita. «L’ipotesi che possiamo formulare oggi – ha detto ieri, a margine dell’inaugurazione della mostra “Verso il boom! 1950-1962” a San Gaetano, il direttore del Polo museale del Veneto Daniele Ferrara – è l’apertura nell’autunno del 2019, di una parte del complesso che ospiterà una porzione del Museo Salce». A Santa Margherita andranno il deposito dei manifesti della collezione e l’esposizione delle affiche di grande formato che oggi non trovano spazio nella sede di San Gaetano. Nella vasta navata, o meglio all’interno di un grande cubo ricavato al suo interno, sorgeranno gli uffici ed i laboratori. Nei corridoi ricompresi tra gli ambienti di servizio e le pareti della chiesa, grandi immagini proiettate riprodurranno i preziosi affreschi di Sant’Orsola di Tomaso da Modena che nel 1882-83 l'abate Luigi Bailo scoprì in un cappella in pieno decadimento. Gli affreschi, che sono oggi visibili nella chiesa museo di Santa Caterina, furono staccati, salvati e infine restituiti al godimento del pubblico. —

Marzia Borghesi

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