Estorsione a un antiquario Arrestato Alberto Faldini

Operazione della Finanza: l’esperto d’arte trevigiano con l’aiuto di due complici minaccia commerciante mestrino e la famiglia: si è fatto consegnare 80.000 €

Gli hanno venduto quadri, poi gli hanno fatto credere fossero rubati arrivando a estorcergli, minacciando lui e la famiglia, 80 mila euro tra tele e contanti. E’ il prezzo che un noto antiquario e commerciante d’arte ha dovuto pagare per non vedere infangata la sua figura di stimato operatore del settore. In manette, per estorsione e rapina aggravata, sono finiti in tre, tutti con precedenti: Alberto Faldini, 63 anni, esperto d’arte di Treviso; i napoletani Massimiliano Grossi, 33 anni, residente a Jesolo; e Alessandro Pizza, 42, che abita a Portogruaro. I tre rischiano fino a 20 anni. Una banda spietata, come rivelano le intercettazioni dell’operazione «La Stangata» condotta dalla Guardia di Finanza.

La truffa. Faldini vende un anno fa al noto ex antiquario e commerciante d’arte a Mestre e Martellago alcuni tele, tra cui Licata e Finzi. Mentendo, gli spiega però che quei quadri sono il bottino di un furto su cui indagano le forze dell’ordine. E gli chiede, per evitare l’accusa di ricettazione, di restituire le tele e pagare, in teoria per i legali di chi si sarebbe fatto carico delle accuse. Il commerciante, preso dal panico, accetta. Qui entrano in gioco i due complici: Faldini la mente, Grossi il braccio e Pizza l’esattore, presentato all’antiquario come capo zingaro del clan romano dei Casamonica.

Le minacce. Un anno di minacce e avvertimenti, al telefono e di persona. Lui e la figlia sono seguiti. Pizza si presenta alla scuola del nipotino della vittima. «Guarda che ho spaccato le gambe a Faldini» – dice all’antiquario, fingendo. Le continue minacce volevano distruggere psicologicamente la vittima, per usarla come bancomat. Una banda violenta, senza scrupoli. Unico timore: che la vittima, compisse gesti estremi. Il 12 gennaio Faldini telefona a Grossi che si lamenta del protagonismo di Pizza: «Ascoltami bene, chiamo Piazza e gli dico che ....(l’antiquario) è di proprietà di Grossi. In accoppiata lavorate benissimo, non capisco le ostilità. Lui deve prendere la mancia e tu il capitale». Il 26 gennaio, sms di Faldini a Grossi: «Per far vivere i tuoi hai deciso di fare estorsioni (...) e vuoi basare la felicità tua sulla morte morale ed economica (e per il nostro commerciante forse anche fisica) degli altri».

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