«Esami low-cost? Solo uno spot In ospedale si paga di meno»

Si presentava come l’offerta dell’anno, una di quelle destinate a rivoluzionare i costi della sanità e anche la sua fruizione: 10 ecografie in vendita su Groupon da una clinica privata allo stracciatissimo prezzo di 69 euro anziché 350. Oppure, in alternativa, un pacchetto di 7 esami a 49 euro anziché 299. Messa così, dunque, una cosa da outlet della salute. Tanto che le reazioni - dall’Ordine dei Medici ai sindacati - sono state immediate. E ora è arrivata quella dell’Usl 9 che rimette tutto in discussione: quell’offerta, fanno sapere in azienda sanitaria, è in realtà soltanto una trovata pubblicitaria. E un cittadino che si presenti in ospedale ottiene quelle stesse ecografie in un unico esame - ecografia dell’addome completo, si chiama - a 46 euro, 3 in meno rispetto al prezzo della clinica privata. E dunque? Dunque, sottolinean al Ca’Foncello, quella su Groupon è un’abile trovata commerciale, una legittima pubblicità- che, come tale, apre altri fronti di dibattito - ma niente di più. Giovanni Morana è il primario di Radiologia del Ca’Foncello. Ed è lui a spiegare come funziona. Partendo dal fatto che, appunto, nella proposta di Groupon vengono offerte le ecografie a fegato, colecisti, vie biliari, pancreas, reni, milza, vescica e una visita specialista a utero e ovaie per le donne o alla prostata per gli uomini, a 49 euro. «Ebbene si tratta di un costo superiore rispetto a quello della sanità pubblica», rivela il dottor Morana, «Perché tutti quegli esami si fanno in realtà con un’unica ecografia, quella all’addome completo. Che, nel tariffario regionale, viene rimborsata alle strutture convenzionate con 105 euro. Ai cittadini costa invece 36 euro di ticket più eventuali 10 euro; 46 in tutto. Ovvero 3 euro in meno rispetto al prezzo del “pacchetto”. I tempi di attesa? Per la “b” sono 10 giorni, non di più». Se invece si preferisce la prestazione in libera professione all’interno dell’ospedale, allora, si paga una somma variabile tra i 78 e gli 85 euro. «Ma attenzione», avverte il primario Morana lanciando un appello ai trevigiani, «qui non siamo al mercato della salute. Un esame va fatto solo se c’è una motivazione clinica e non perché costa poco. C’è un percorso clinico da seguire, da cui non si può prescindere. Il rischio, diversamente, è di non individuare l’eventuale problema». In altre parole: difficile trovare qualcosa se non si sa cosa cercare. In tal caso, anzi, si corre il rischio opposto: quello di ricevere false sensazioni di sicurezza. Ma non basta: «In materia di salute non ci può essere la corsa al prezzo più basso, ma semmai al professionista più competente, allo specialista più qualificato. Insomma, è importante scegliere chi deve fare l’esame», afferma Morana. Un richiamo, il suo, a una sanità di qualità anziché in «offerta speciale». Anche se, va detto, la crisi - a cui le cliniche private hanno fatto riferimento per lanciare le loro offerte - c’ è e pesa soprattutto sulle famiglie più deboli costrette a tagliare tutto, sanità compresa. «Per questo anche noi abbiamo ritoccato, laddove possibile, le tariffe verso il basso e mi riferisco in particolare alla radiologia», spiega Mario Bassano, direttore amministrativo del San Camillo, «Duecento euro per una visita, di questi tempi, sono tanti. Ottanta sono più accessibili. Quanto ai pacchetti su Groupon, suonano tanto da prodotto di supermercato. Che senso ha comprarsi un pacchetto di ecografie? L’arte medica non può essere usata a caso». Rincara la dose Lia Ravagnin, presidentessa di Anisap che riunisce le strutture private accreditate: «Posto che un’ecografia a 7 euro, perché così risulterebbe su Groupon, è praticamente impossibile considerati i costi della macchina e del personale, allora l’offerta del pacchetto è una mera attività di promozione. In sostanza la struttura, ma a questo punto direi l’imprenditore, decide di investire in pubblicità. E qui si pone un altro problema: sono metodi etici? La sanità non è un mercato e non è ammissibile che passi il concetto di consumismo sanitario. Le prestazioni devono essere date secondo un criterio di appropriatezza e le risorse non possono essere consumate male».
Sabrina Tomè
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