Endrit, a Treviso la sfida di un taglio netto: «Da carpentiere a parrucchiere»

TREVISO. È nato nel ’98, quando nel “suo” Kosovo infuriava la guerra. Fino a pochi mesi fa faceva il carpentiere ma nella “sua” Suharek aveva preso confidenza con forbici e pettini. Così in pieno lockdown ha deciso di mollare i banco da lavoro e fare il parrucchiere. Ieri, nella domenica di deroga che ha permesso a molti saloni di aprire, a tagliare i capelli c’erano anche lui, Endrit Veselaj, 23 anni, e il suo negozio.
«Mi piacciono le sfide e ho deciso di scommettere su me stesso», rimarca con entusiasmo, «e di questi tempi è una scommessa doppia». Ha appena inaugurato il suo primo negozio - “Endrit hair style” in viale Luzzatti – per uomo e donna. Con lui un paio di dipendenti. E il bello è che in Italia non aveva mai fatto neppure l’apprendista barbiere: «Quando frequentavo però le comunità per minori, a Milano e Savona, ero io a tagliare i capelli a tutti. E, negli ultimi anni, mi sono comunque esercitato con cugini e amici».
E se l’avvio di un’attività di acconciatura meriterebbe una sottolineatura a prescindere, considerato che la zona rossa imponeva ai parrucchieri le serrande abbassate fino a una settimana fa, la storia personale di Endrit stringe il cuore. «Sono cresciuto in mezzo alle case bruciate e devastate dalla guerra», ricorda, «sì, erano i mesi della guerra serbo-kosovara, nel ’99 ci fu l’intervento della Nato. Mio padre era soldato, rimase invalido. A 16 anni, lasciai la mia terra e decisi di cercare una nuova strada nel vostro Paese».
In Italia vive da sei anni, è passato attraverso le comunità per minori. Poi l’esperienza da carpentiere, ma in cuor suo coltivava un’ambizione: diventare parrucchiere. «Tanti hanno detto che il lockdown è stato un periodo utile per reinventarsi e pensare a nuove strategie. Lo è stato pure per me. Avevo messo da parte un po’ di soldi, era arrivato il momento di coronare il mio sogno. Una mano me l’hanno data pure mio fratello e qualche amico».
Endrit è un immigrato con tanta voglia di farsi valere. A cinque anni di distanza dal primo giorno in cui ha messo piede a Treviso il sogno s’è realizzato. —
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