Elisuperficie dell’ospedale: è nuova e mai utilizzata

Costata centinaia di migliaia di euro, il Suem continua ad atterrare su un prato. L’Usl 8: «Tempi lunghi per i permessi Enac e il costo del personale di terra»
L'eliporto del'ospedale di Montebelluna
L'eliporto del'ospedale di Montebelluna

MONTEBELLUNA. Sul tetto l'eliporto c'è. Ma nessun elicottero del Suem è mai atterrato su quella piattaforma costruita «a terrazzo» sopra l'ospedale San Valentino, inaugurato una prima volta nel febbraio 2011 ed una seconda nel febbraio 2014 . A distanza di oltre quattro anni gli elicotteri gialli del Suem continuano ad atterrare sul prato che c'è all'ospedale vecchio, a poco meno di un chilometro dall’ingresso del pronto soccorso. E da qui i pazienti vengono trasferiti in ambulanza, con relativo impiego di personale. Ma qual è il motivo per cui la nuova elisuperficie sul tetto del San Valentino non è attiva? Perchè, secondo le norme italiane, devono essere presenti le squadre antincendio specializzate per le elisuperfici ospedaliere.

Obesità e cure, ambulatori medici aperti

Senza la presenza di questi addetti, l’Enac – l’Ente nazionale per l’aviazione civile – non rilascia l’autorizzazione. Il direttore generale dell'Ulss 8, Bortolo Simoni, che ha ereditato la situazione, assicura che l’elisuperficie sarà operativa per la primavera prossima: con cinque anni di ritardo. Ma aggiunge che, finora, i disagi sono stati limitati. «Ci sono al massimo una decina di voli all'anno -spiega il direttore generale- l'ambulanza ci impiega un paio di minuti dall'ospedale nuovo all'ospedale vecchio, tanti quanti più o meno si impiega per far arrivare la lettiga fino all'elisuperficie sul tetto dell'ospedale». L'elicottero serve infatti per il trasbordo di malati da Montebelluna ad altro ospedale, non per portare persone che hanno subito traumi gravissimi da incidente, che generalmente vengono portati direttamente a Treviso. Ma se questo è vero, viene da chiedersi se era davvero necessario dotare l’ospedale di una elisuperficie nuova di zecca e certamente di non modesto costo.

La realizzazione dell’infrastruttura – inserita nel complessivo programma di progetto di finanza del nuovo ospedale, costato 76 milioni di euro – è a regola d’arte, completa di manica del vento bianca e rossa, cannoncini antincendio e fari: ma rendere operativa l’elisuperficie comporterebbe ulteriori costi. Per la sua realizzazione sono stati spesi centinaia di migliaia di euro, anche se l’Usl - interpellata - non fornisce l’esatto importo. I lavori hanno comportato la realizzazione di un vano vuoto, sotto la terrazza, dotato di pilastri che funzionano come ammortizzatori per la posa di velivoli che comunque hanno un peso notevole. Ma sorge spontaneo il dubbio che sia stato uno inutile spreco, ad esclusivo vantaggio del consorzio di imprese che ha sottoscritto il project financing il cui canone viene regolarmente pagato dall’Unità sanitaria locale.

«Ci sono due condizioni per renderla operativa: l'autorizzazione dell'Enac e la presenza delle squadre antincendio, ma l'autorizzazione viene data solo dopo che ci sono le squadre. Quando è stata fatta l'elisuperficie -spiega il direttore generale Bortolo Simoni- per renderla agibile occorreva rivolgersi al comando di Milano dei vigili del fuoco per chiedere che potessero essere i vigili del fuoco di Treviso a fare la formazione per il personale addetto alla sicurezza. Girava voce però che sarebbe cambiata la normativa e così è stato. L'autorizzazione va chiesta ora al comando di Padova, l'abbiamo ottenuta e saranno quindi i vigili del fuoco di Treviso a fare la formazione per il personale, una formazione di 40 ore che richiede qualche mese. E una volta pronte le squadre potremo avere l'autorizzazione dell'Enac. Abbiamo già individuato le sei persone che faranno parte delle squadre antincendio per l'elisuperficie, si tratta di personale del pronto soccorso. Servono sei persone per garantire i turni per 12 ore giornaliere, perché il volo notturno non è autorizzato. Prevedo che a primavera tutto sarà pronto per renderla operativa».

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