Edilizia in crisi, fallita la Bonazza di Paese

La storica azienda era stata segnata tre anni fa dalla morte del titolare, Antonio, nello schianto con il suo ultraleggero
Antonio Bonazza su un ultraleggero, passione che gli è costata la vita nel 2017
Antonio Bonazza su un ultraleggero, passione che gli è costata la vita nel 2017

PAESE. Prima la crisi dell’edilizia, poi la tragica scomparsa del titolare, infine l’emergenza sanitaria ad aggravare ancora le condizioni di mercato. Tre colpi troppo forti per la Bonazza Costruzioni di Paese: la storica impresa edile, oltre settant’anni di attività, è fallita.

A decretarlo è stato il tribunale di Treviso, che ha convocato per il prossimo 12 gennaio l’esame dello stato passivo di fronte al giudice delegato Clarice di Tullio. Il 12 dicembre scadono i termini per i creditori per presentare le proprie istanze al curatore fallimentare, il commercialista Aldo Calvani di Treviso.

Il fallimento investe la titolare della Bonazza Costruzioni, Lauretta Contò, settant’anni, vedova dell’uomo che ha fatto grande l’impresa di Paese, Antonio Bonazza. I beni mobili dell’azienda (gru, macchine operatrici, arredi degli uffici) sono già in vendita all’asta.

Bonazza è stato vittima di un tragico incidente aereo con l’ultraleggero che gli è costato la vita. Tre anni fa, a ottobre del 2017, Antonio Bonazza si schiantò con il suo Tecnam Sierra, un aereo biposto acquistato anni prima e suo compagno di tantissimi sorvoli sull’Italia.

Una passione viscerale, quella per il volo, che è costata la vita all’imprenditore, morto all’età di 79 anni. Un colpo durissimo per la famiglia Bonazza e anche per l’azienda: Antonio era il paròn vecchio stampo che portava avanti la ditta con impegno, amore e abnegazione. Dopo la sua morte, la società è finita in mano alla moglie Lauretta Contò e alla figlia Samantha Bonazza, ma la perdita dell’imprenditore ha segnato il destino di tutta l’attività.

Antonio aveva lavorato nell’impresa di famiglia, fondata dal papà Giacomo negli anni Quaranta, con suo fratello Gabriele, morto nel 2012. Le strade si erano poi separate: Antonio ha gestito l’impresa con sede a Paese, Gabriele quella di Treviso che si è specializzata in restauri (e che non c’entra con il fallimento attuale).

La famiglia usciva da un’altra tragedia: la moglie di Gabriele, Natalina, era morta nel 1997 in un incidente stradale. Il nome Bonazza si era legato ad alcune delle opere più conosciute dai trevigiani: il restauro della chiesa di Santa Rita, la nuova chiesa di Marcon e Villa Lorenzon sul Put, gli appartamenti di pregio costruiti a San Giuseppe (il quartiere in cui Antonio aveva vissuto), la nuova sede della Bonaventura Raccordi, il centro sportivo Berna a Mestre, gli impianti sportivi di Casier.

Un brutto colpo per un nome di punta dell’edilizia nella Marca, che sta attraversando un momento molto complicato: la crisi è ormai di lungo corso e l’emergenza sanitaria ha complicato ulteriormente le cose. Gli incentivi e il superbonus, si spera, potranno dare una boccata d’ossigeno per tentare di rimettere in moto il mercato delle costruzioni e delle ristrutturazioni. Ma per la Bonazza purtroppo è tardi. —


 

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