«Edilizia al fallimento? Colpa della Lega»

L’attacco del senatore Maurizio Castro sul caso Cerfim: frutto di una certa gestione del territorio

VITTORIO VENETO. L’immobiliare Cerfim è fallita per un buco da 50 milioni di euro. La responsabilità è anche delle giunte leghiste di Giancarlo Scottà e Gianantonio Da Re. Lo sostiene il senatore Maurizio Castro, del Pdl. Una responsabilità politica, ben s’intende. Un quadro desolante, quello tracciato da Castro. Nel fallimento Cerfim «è simbolicamente condensato il fallimento delle giunte leghiste vittoriesi», afferma il parlamentare vittoriese, che spiega: «Il meccanismo è infatti stato questo: del tutto privo di visione strategica, di un'idea forte intorno alla Vittorio del 2020, da un lato, e dall'altro ossessionato dalle gru come unica misura del suo eretismo del fare, il regime leghista ha rinunziato al suo ruolo e ha delegato ogni responsabilità progettuale a un manipolo di costruttori». E questi, «si sono scatenati» aggiunge Castro «a tirar su dappertutto attici e taverne, regge e tuguri, trascurando che intanto Vittorio, occlusa dalla mediocrità localista della Lega, era l'unica cittadina trevigiana a non crescere in termini di prosperità e di popolazione, scivolando in fondo alle classifiche venete del dinamismo economico e sociale». In questo modo i costruttori si sarebbero trovati fra le mani «caterve di metri cubi invendibili». Castro si chiede, a questo punto, come gli immobiliaristi potevano sperare, in questi anni, di vendere negozi in una Vittorio la cui «vocazione commerciale e turistica è soffocata ogni giorno dall'inerzia di una classe dirigente leghista dai gusti sagraioli e dall'orizzonte rionale». E di «attirare residenti nuovi o nuove imprese, quando quella stessa classe dirigente non riesce neanche a riprogettare urbanisticamente gli spazi desertificati della Mafil, della Colussi, della Policarpo, dell'Italcementi, o a trovare una destinazione decente a Villa Papadopoli, o a far funzionare Palazzo Todesco». Ma, oltre il danno, ecco la beffa: «gli affidamenti politici hanno fatto perdere la bussola della buona gestione a Cervellin, e ora il buco generato dal suo fallimento sventra il bilancio della Giunta». Da qui l’invito a Da Re addirittura ad «andarsene».

Francesco Dal Mas

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