«Ecco quanto ci si può fare male». La strada raccontata da chi insegna come viverla

I consigli di Gino Cesaro, istruttore da 41 anni: «Scegliete un veicolo facile da usare per non togliere la concentrazione sulla strada»

TREVISO. Libertà e indipendenza. Questo ha sempre rappresentato nell’immaginario di ogni diciottenne, il “ prendere la patente”. Chi raggiunge questo traguardo però diventa un nuovo utente della strada, già di per sè affollata, e quindi a “libertà e indipendenza” si devono aggiungere “responsabilità e sicurezza”.

In questo processo tra aspettativa e realtà un ruolo fondamentale è giocato dalle scuole guida, che con grande attenzione e impegno trasmettono i comportamenti corretti da tenere al volante per tutelare la sicurezza personale e altrui, perché essere un bravo driver dipende da te, ma anche da quello che ti hanno insegnato.

Gino Cesaro è istruttore di scuola guida da 41 anni e, nella sua carriera, ha insegnato a migliaia di ragazzi come affrontare l‘esame di guida e soprattutto come destreggiarsi nei momenti di difficoltà, per poter tornare a casa vivi, sulle proprie gambe, consapevoli dell’importanza della guida sicura. Con la nostra campagna di sensibilizzazione #scriviquandoarrivi in collaborazione con la Provincia di Treviso lo abbiamo intervistato. 

Quali sono i principali accorgimenti che insegnate ai ragazzi per non rischiare sulla strada?

«Sicuramente la preparazione sulla sicurezza, rendersi conto dei pericoli della velocità, con l’energia che ne deriva. Sono queste che, in caso di incidente, provocano i danni materiali e fisici alle persone. Quindi ci impegniamo per far sì che si rendano conto che l’aumento della velocità significa proporzionalmente anche aumento del rischio a cui si incorre in caso di incidente».

I principianti se ne rendono conto?

«No, non sempre, anche se sono cose che studiano a scuola. I ragazzi non sanno applicare il concetto dell’energia cinetica alla realtà, noi istruttori facciamo capire che tutto dipende dal peso del veicolo e dal quadrato della velocità e quindi se la velocità aumenterà di poco, l’energia aumenterà di molto. Da qui parliamo poi di spazio di reazione, spazio di frenata e spazio totale di arresto».

Come recepiscono i ragazzi queste informazioni?

«Con questa metodologia, a prescindere dal grado culturale, chiunque si rende conto e capisce. Una volta interiorizzati i concetti, i ragazzi sono portati a pensarci bene prima di accelerare. Sono nozioni che, una volta spiegate, attecchiscono bene nella mente dei giovani».

Cosa possiamo dire dei neopatentati di oggi?

« Partono da una buona base e poi per il primo anno hanno dei limiti sulla potenza della macchina. Ognuno prende una piega specifica come guidatore, ma la base di partenza che diamo è buona dal punto di vista della sicurezza. E c’è da dire che non sempre un promosso è il migliore guidatore, può capitare che una persona bocciata una volta, poi non faccia mai un incidente, l’esame non dà una correlazione diretta con l’incidentalità».

Quali sono gli errori che commettono di più durante gli esami?

«Non possiamo generalizzare. Oggi l’esame di pratica è molto più selettivo, dura di più e viene fatto in modo approfondito. Bene o male tutti comunque arrivano con una buona preparazione all’esame, qui a Treviso il livello è alto. Spesso chi va male è perché non è in grado di sostenere lo stress dell’esame. Quando sei in preda al panico commetti gli errori più disparati, questo succede sempre purtroppo. Ognuno matura il proprio grado di guida, la cosa fondamentale è fare esperienza».

Quale è l’iter che si segue per prendere la patente con la scuola guida?

«Per poter affrontare l’esame di teoria si segue un corso della durata di tre mesi, durante il quale attraverso le spiegazioni, le simulazioni e lo studio, lo studente arriva a ragionare e interiorizzare tutto quello che ha appreso. Questo approccio è ben lontano dall’imparare a memoria i quiz e sulla strada si vede. Poi per sostenere l’esame di guida è necessario aver svolto minimo sei ore di guida certificata».

Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro?

«Ho notato un cambiamento attitudinale enorme. Ora i ragazzi prediligono la semplicità di utilizzo del mezzo e la sicurezza, piuttosto che un approfondimento dal punto di vista meccanico. Questa generazione è pronta per il cambio automatico, ed è giusto che sia così. Il veicolo deve essere facile da usare per non togliere la concentrazione sulla strada. Anche il Ministero presto si adeguerà a questo per fare l’esame con auto con il cambio automatico, come già in altri paesi europei. E il mercato delle auto va in quella direzione con l’introduzione degli Adas, gli ausili elettronici per evitare incidenti».

Che consiglio vuole dare ai neopatentati?

«Mettete in pratica quello che avete imparato. I nostri insegnamenti sono atti non solo a passare l’esame ma soprattutto a garantire la sicurezza quando poi sarete da soli. Seguiteli senza farvi influenzare da genitori, parenti e amici, ma continuate con la condotta di guida insegnata dall’autoscuola». —

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