«Ecco il mio castello di soldi e bugie»

Loredana Bolzan per la prima volta davanti al giudice ricostruisce il giro dei 4 milioni di euro sottratti alle casse dell’Usl
Paserini Treviso interogattorio Bolzan Loredana
Paserini Treviso interogattorio Bolzan Loredana

di Fabio Poloni

I soldi non sono saltati fuori, ma lei almeno sì. Loredana Bolzan si è presentata in aula, ieri. Per la prima volta. Ha risposto alle domande di giudice e avvocati: il ruolo di “regista” del fratello Luigi, i tentativi di scagionare l’ex marito Walter Pasqualin, le bugie, i trucchi. Non era sul banco degli imputati (è già stata condannata a undici anni in primo grado), bensì in qualità di testimone nel processo a carico della sua presunta cricca di complici o prestanome. L’obiettivo: far luce sui tanti pozzi bancari in cui sono spariti complessivamente quasi quattro milioni di euro dalle casse dell’Usl 9 di Treviso.

L’arrivo. Stringe a due mani la borsetta pochette, posata sulle ginocchia. Capelli corti, occhiali, visibilmente ingrassata rispetto alle poche immagini pubbliche che si hanno di lei. Loredana Bolzan siede sulla sedia dei testimoni e parla. Il suo presunto «clan» è composto da una stretta cerchia di parenti e amici suoi e di Massimo Zanta, suo complice, condannato a cinque anni in primo grado: Stefania Donadi (moglie di Luigi Bolzan, fratello di Loredana, condannato in primo grado a otto anni), Anna Martinelli (moglie di Massimo Zanta), Gabriella Zanta (zia di Massimo), Anna Fantin (mamma di Massimo), Luigi Severin, Fausto Zorzan e Walter Pasqualin (ex marito di Loredana Bolzan).

L’ex marito. Gli ha chiesto di tornare assieme, dopo la separazione. Lo ha aiutato per realizzare il suo sogno: lavorare nel commercio dei mobili. Gli ha prestato soldi dal suo tesoretto rubato dalle casse dell’Usl. Gli ha mentito per non fargli sapere da dove arrivasse quel denaro. L’impressione è chiara: Loredana Bolzan vuole cercare di scagionare l’ex marito Walter Pasqualin. «Quando l’ho aiutato a realizzare il suo sogno di aprire un negozio di mobili, prestandogli trecentomila euro - dice Loredana - non gli ho detto dove avessi trovato i soldi». In un’altra occasione ha esplicitamente mentito: «Nel 2003 gli proposi di accompagnarmi a Nizza per comprare una casa. Mi chiese dove avessi trovato i soldi, gli dissi che avevo ricevuto una bella somma in eredità da mio padre e da mia zia». Loredana ha pure indicato l’ex marito come unico beneficiario di più d’una assicurazione sulla vita da lei stipulata. Alle «perplessità» del procuratore capo, che in questo quadro ha ravvisato segni di una sospetta complicità fra i due, Loredana ha risposto mostrando i denti: «Il mio ex marito era anche padre di mio figlio, morto nel 2000. Quando gli ho intestato le assicurazoni sulla vita, l’ho fatto per mio figlio. Se lei ne avesse, capirebbe».

Il fratello. Tenta di scagionare l’ex marito, ma nei confronti del fratello Luigi è molto meno tenera. Anzi: è esplicita nell’attribuirgli non solo il ruolo di suo complice, bensì anche di regista. «E’ stato mio fratello a darmi il numero di conto corrente di Fausto Zorzan sul quale ho effettuato dei bonifici, e pure il numero di conto di mia cognata, Stefania Donadi. L’accordo era esplicito: lui procurava dei conti correnti, poi dividevamo a metà i soldi che io giravo dalle casse dell’Usl e versavo in quei conti. Lui da lì prelevava la metà e me la consegnava in contanti».

Le brave persone. Nel presunto clan ci sono anche Anna Martinelli (moglie di Massimo Zanta), Gabriella Zanta (zia di Massimo) e Anna Fantin (mamma di Massimo), titolari di tre conti sui quali sono confluiti complessivamente oltre quattrocentomila euro. «Io davo per scontato che il controllo sui loro conti lo avesse soltanto Massimo Zanta», dice Loredana. E perché?, gli chiede il giudice. «Non penso che persone anziane facciano certe cose. Penso che siano brave persone». Grazie, può andare.

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