«È un uso di alcune province» Il sinologo Adriano Madaro: «Per loro è invece tabù il coniglio»

«L’ipotesi che siano coinvolti dei cinesi è credibile». Ad affermarlo non è un animalista, né uno xenofobo. Ma Adriano Madaro (in foto), uno dei massimi esperti della Cina. «Per provarlo basterebbe sapere da che provincia provengono i cinesi che risiedono nella zona in cui sono scomparsi i cani. A Paese per esempio», spiega Madaro, «sappiamo che c’è una grande comunità che viene dal Sud, una delle zone in cui in Cina ancora si mangiano i cani». Le province in cui tale usanza è diffusa «sono principalmente quelle vicine ad Hong Kong, ovvero Guangdong, Guangxi, e Yunnan. Deriva probabilmente dal fatto che i cinesi facevano la fame, e mangiavano quello che capitava. Come da noi in tempo di guerra si mangiavano i gatti. Solo che lì la tradizione è rimasta».
Madaro è tornato ieri dalla Cina, dove si è recato per riportare i reperti esposti nella mostra sul Tibet a Ca’ dei Carraresi. «E per la prima volta in 38 anni ho visto una manifestazione di animalisti cinesi, che si scagliavano contro l’usanza di cucinare il cane per la Festa del Solstizio d’estate», prosegue. La Cina in questo momento è dunque spaccata in due, una parte più “occidentalizzata” in cui il cane è un animale da compagnia, e il sud in cui continua ad essere semplicemente del cibo. «Se a Shanghai esci sulle sei di sera è facile incontrare cinesi che passeggiano con il cane al guinzaglio. Se vai nello Guangdong, invece, trovi cinesi che si recano nei ristoranti a scegliere il cane che mangeranno. Fuori dai locali, in quelle province, si trovano delle gabbie con all’interno i cani, e ognuno può scegliersi quello che preferisce», prosegue Madaro. Ma il sinologo non vuole giudicare la tradizione, «certo per noi è inaccettabile, così come vedere le gabbie con i cani all’interno nei ristoranti. Ma i cinesi per esempio non mangiano coniglio, al contrario di noi. Altro è il fatto che abbiano rapito dei cani di proprietà altrui». Anche la razza non sembra utile far perdere forza ai sospetti lanciati ambientalisti:«C’entra poco. Quelli che mangi in ristorante sono piccoli, allevati, tipo pechinesi, ma in campagna mangiano quello che capita. Quindi non farei una distinzione in base alla razza». (f.c.)
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