E morto l’ingegner Tomasi, dirigente Enel

Mogliano. 80 anni, era il padre di Roberto, dg di Autostrade per l’Italia. Funerali martedì in Duomo

MOGLIANO. Se n’è andato alla vigilia di Natale, portato via all’affetto dei suoi cari da un tumore particolarmente aggressivo diagnosticatogli un anno fa. È morto così Lino Tomasi, ingegnere, una vita in giro per l’Italia a seguire in prima persona i bacini idroelettrici dell’Enel. Aveva 80 anni. Originario di Vittorio Veneto, aveva conseguito la maturità classica al liceo Cavanis di Possagno, a due passi dal tempio di Canova. Dotato di un’intelligenza brillante, aveva continuato gli studi all’Università di Padova, «dove allora», ricorda il figlio Roberto, direttore generale di Autostrade per l’Italia, «si laureavano tutti i veneti». Tomasi aveva indossato l’alloro ultimando il suo percorso alla facoltà di ingegneria civile. Il padre aveva una fabbrica di laterizi, ma Lino aveva deciso che la sua strada non era nell’impresa di famiglia. Nel 1965 era entrato nella società di fornitura di corrente elettrica che poi si sarebbe chiamata Enel. Subito l’incarico all’interno della direzione delle costruzioni civili, da cui aveva seguito la nascita delle prime grandi dighe nei cantieri dell’Alto Adige. Quindi gli era stata affidata la responsabilità di tutti gli impianti idroelettrici d’Italia. Un incarico importante che lo aveva portato a conoscere per lavoro tutto il Bel Paese e ad attivare importanti esperienze di cooperazione internazionale. A Parigi da genitori di origini emiliane era nata Angela, la donna che Lino scelse come moglie e che gli ha dato i due figli: Stefano che vive a Casale e Roberto. Quest’ultimo, ingegnere meccanico, con residenza a Merano, dopo aver seguito le orme del padre ed aver lavorato dal 2007 all’Enel, da quest’anno ha assunto l’incarico di direttore generale di Autostrade per l’Italia. «Mio padre», ricorda, «ci ha insegnato un valore grande: l’onestà. Forte, coraggioso, dotato della curiosità propria delle persone intelligenti, aveva mille passioni». Prima la famiglia, quindi un lavoro particolarmente impegnativo e poi i viaggi, lo sport -l’ingener Tomasi giocava a golf, tennis e bocce - e persino la scultura del legno. Super attivo, un anno fa aveva dovuto rallentare dopo la diagnosi di tumore al polmone. «Papà non aveva voluto gli nascondessimo nulla», continua Roberto, «Si era curato da solo». Non si era abbattuto, ma da leone qual era, aveva continuato a combattere senza pesare su nessuno. Fino al 24 dicembre quando il male ha avuto il sopravvento. I funerali dell’ingegner Lino, che con la moglie Angela aveva fatto di Mogliano la sua base, saranno celebrati martedì alle 15 nel Duomo Santa Maria Assunta. (a.d.m.)

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