È morto Fabio dei Naneti, Treviso colpita al cuore

È morto Fabio. Uno dei «Naneti», perchè così lo conosceva Treviso. Coz? Solo all’anagrafe. Aveva solo 52 anni e la sua scomparsa lascia attonita la piazza e un’intera città. Treviso perde e piange uno dei suoi personaggi, e non solo perchè i «Naneti» sono una delle istituzioni laiche di Treviso, luogo simbolo di quell’aggregazione che restano ancor oggi le osterie, comunità reale e non virtuale. E i «Naneti» erano anche un monumento caratteristico decantato dalle guide turistiche. Davanti a Fabio e Beppe, al bancone, sono passati e passano tutti: impiegati e bancari a pranzo, sportivi e habituès, studenti e pensionati, turisti di mezzo mondo.
Era di Santa Maria del Rovere, Fabio, e al quartiere e alle compagnie era legatissimo. «Semo quei del circolo», amava dire, con i sodali, ancora oggi inseparabili: «Rai», Cesare (il presidente), Remo, i fratelli Moro, Aldo Claudio, Luigino, Roberto.
Le sue grandi passioni, oltre alla compagnia, al buon bere, alla convivialità sempre ricercata, erano le carte e il Milan, che in passato aveva seguito in mezza Italia e in Europa, con il Milan club di Varago. Aveva festeggiato due Coppe dei Campioni a Barcellona e a Vienna, e non si perdeva una partita. Straordinaria la sua memoria al tavolo da gioco: «Ricordava gli scarti del giorno prima», dice un amico, «una memoria pazzesca, inarrivabile. Il mazzo per lui sembrava non aveva segreti». E da giovane era stato dirigente della società birillistica «Artemia e Cortesissima», in via Felissent. Aveva anche giocato, ma senza eccellere.
Lascia nel dolore l’ex compagna Gloria Davanzo, l’adorata figlia Gaia, di 16 anni, studentessa del liceo «Da Vinci», la mamma Elsa, la sorella Agnese. E l’amico Beppe, con cui a Fontane, nel 1987, aveva avviato un’attività di vendita di macchinari per ufficio, prima di raggiungerlo ai «Naneti» alla fine degli anni ’90. Un tandem impareggiabile.
Il male si era manifestato cinque anni fa: un intervento, poi le terapie. Tutto sembrava procedere per il meglio, poi una ricaduta e altri interventi. Un mese fa, il nuovo insorgere rivelatosi fatale. Ma Fabio era convinto fino all’ultimo di poterne uscire. E infatti aveva raccolto l’ultima sfida dei «Naneti», aprendo con Beppe, l’osteria con bed & breakfast «Al Ponte Dante», inaugurata a febbraio in un mare di folla lungo il Sile.
Sognava, una volta sconfitto il male, di regalarsi un viaggio in America o ai Caraibi. Tutto è finito prima, ieri, in un letto di ospedale, assistito da familiari e parenti. Non voleva si sapesse nulla: aveva un suo personalissimo pudore, e una sua discrezione, che non si contraddiceva con i suoi slanci in compagnia. E non amerebbe certo queste righe, Fabio. Ma come si fa? La «piazza» da giorni era in ansia, e non voleva rassegnarsi a un epilogo annunciato. I «Naneti» hanno chiuso per lutto, ieri. Gli amici, sconvolti, hanno cercato di sostenersi a vicenda, in un muto pellegrinaggio in vicolo Broli. In poche ore, il tam tam ha invaso la città. Fabio, da ieri, ride, fa battute e alza il calice in una compagnia infinita.
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