«È in malafede»: guerra tra legali

Avvocato accusato di diffamazione da un collega: prosciolto
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Avvocato finisce a processo, accusato di diffamazione da parte di un suo collega che si è sentito offeso per i contenuti di una memoria presentata nel corso di un procedimento penale. A scatenare il contenzioso, per l’esattezza, è stata la parola «malafede». È accaduto al legale trevigiano Massimo Benozzati che l’altra mattina è comparso davanti al giudice di pace di San Donà di Piave dopo la denuncia fatta dal collega in questione, Claudio Bianchini. Il professionista-imputato è stato prosciolto: «È evidente che il fatto non sussiste», ha precisato il difensore, l’avvocato Paolo De Girolami.

Una vicenda decisamente inconsueta - è raro che un avvocato denunci un collega ed è ancora più raro che si ritenga diffamato da una memoria - che inizia qualche anno fa. Inizia, per l’esattezza, con la vicenda giudiziaria che vede contrapposti due fratelli per la proprietà di una casa a Jesolo. Sotto inchiesta finisce l’avvocato Bianchini, accusato dal fratello Roberto di un raggiro ai suoi danni con riferimento appunto alla vendita dell’edificio. A rappresentare la presunta vittima c’è, appunto, l’avvocato Benozzati. Che nella memoria da lui predisposta parla di «comportamento in malafede» della controparte nella persona di Claudio Bianchini e con riferimento alle condotte diventate oggetto dell’azione penale.

Il procedimento in questione si chiude con una sentenza sfavorevole all’imputato. Che decide di passare al contrattacco denunciando, appunto, l’avvocato del fratello. L’accusa è quella di averlo diffamato. Come? Sostenendo, nella sua memoria, che era in malafede. Una valutazione, secondo il denunciante, che è andata oltre quella la normale attività di un legale, sconfinando appunto nel reato. Accusa, questa, respinta con decisione da Benozzati: altro non ha fatto, ha spiegato, se non esercitare quello che era il suo ruolo di avvocato. E poiché lui rappresentava la vittima di un presunto raggiro, ebbene, ha attribuito all’imputato il comportamento in malafede. Di qui il ricorso al giudice di pace e l’altra mattina l’udienza in tribunale a San Donà dove c’è stato il prosciolgimento. (s.t.)

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