Due indagati per la morte di Bonazza

TREVISO. Chiarire se esiste un legame tra le manutenzioni fatte negli hangar della Sorlini e l’incidente aereo che ha causato la morte di Antonio Bonazza, l’imprenditore trevigiano di 79 anni che sabato pomeriggio ha perso la vita nello schianto al suolo del suo Tecnam Sierra, poco dopo il decollo dalla pista della ditta di lavorazioni aeronautiche bresciana.
A questo punta l’inchiesta della Procura di Brescia affidata al sostituto procuratore Paolo Savio che ha iscritto nel registro degli indagati i due responsabili della società e adesso aspetta le verifiche tecniche che verranno fatte sui resti dell’aeroplano dell’imprenditore trevigiano andato a fuoco dopo l’impatto a terra divorando nelle fiamme anche Bonazza. Se l’uomo sia morto prima o dopo l’impatto e l’incendio del velivolo lo stabilirà l’autopsia, prevista inizialmente per ieri ma effettuata nella mattinata di oggi nel dipartimento di medicina legale dell’ospedale di Brescia. Drammatici dettagli, forse, ma sicuramente elementi capaci di ricostruire al meglio quanto avvenuto all’interno della cabina di pilotaggio dell’ultraleggero dal momento del decollo allo schianto. Sono poche manciate di secondi, ma cruciali. Fino ad oggi quello che si sa sull’incidente arriva dal racconto fatto dall’amico Paolo Pesente, che sabato pomeriggio doveva volare con Bonazza sulla rotta di ritorno verso Treviso. Pesente lo aveva accompagnato in aereo fino all’avio superficie della Sorlini proprio perchè il notissimo imprenditore edile doveva recuperare il suo aereo dopo un periodo di manutenzioni. Erano decollati insieme dalla Sorlini verso le 16, Pesente davanti, Bonazza dietro, ciascuno sul suo aereo. Pochi istanti dopo il decollo Bonazza alla radio ha comunicato a Pesente: «qualcosa non va» facendo riferimento al motore, «torniamo». I due aveva invertito la rotta. L’aereo di Bonazza viaggiava a quota più bassa, forse proprio a causa della mancanza di spinta del motore» e non è mai atterrato. La colonna di fumo ne ha segnalato il punto di impatto facendo scattare i soccorsi ma non c’era più nulla da fare.
Dopo i sopralluoghi dei carabinieri e dei tecnici Enac si suppone che il velivolo si possa essere schiantato al suolo dopo essere andato in stallo nel tentativo di superare la linea elettrica che correva di traverso alla sua rotta di atterraggio. Senza spinta, l’aereo sollecitato all’ascesa avrebbe perso portanza e sarebbe caduto come un sasso. I tecnici dell’ente per la sicurezza dei voli e la procura dovranno capire se questa è la ricostruzione giusta, e se il motore non funzionava a seguito di errate manutenzioni o errati interventi, o per altra ragione. Una indagine non facile visto quanto resta del velivolo. Si parte dalle carte dell’officina Sorlini (un punto di riferimento per le manutenzioni aeronautiche per tutto il nord Italia, con anni di esperienza nel settore), dalla testimonianza di Pesente e dall’esito dell’autopsia che potrà evidenziare forse anche se nella cabina di pilotaggio sia entrato fumo o meno prima dello schianto.
Si esclude la possibilità che il costruttore trevigiano abbia avuto un malore o che Bonazza, pilota espertissimo con anni di voli in cielo, abbia effettuato manovre azzardate pur in fase di emergenza. La famiglia oggi sarà a Brescia per un incontro con gli inquirenti e per capire se e quando potrà avere un nulla osta per i funerali. Ieri alla Bonazza Costruzioni di Paese telefoni muti. La scomparsa dell’imprenditore, vulcanico e presentissimo nell’azienda lasciata nelle mani della figlia Samanta, è stato un colpo troppo duro per tutti. Il lavoro doveva attendere.
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