Due frane sul Fadalto, la strada per le Dolomiti rischia lo stop di un anno

VITTORIO VENETO. Tempi lunghissimi per liberare la statale 51 Alemagna dalle due frane sopra Nove. Cinquemila metri cubi di sassi, terra, fango, si possono togliere in poche ore. Ma sul Millifret, la montagna di spalla ci sono reti paramassi stracariche di materiali che potrebbero crollare da un momento all’altro. Ecco perché l’unica statale di collegamento tra la pianura e le Dolomiti resterà chiusa a lungo. Almeno fino a che non si farà la bonifica di quelle sacche.
E per arrivarci bisogna aprire nel bosco nuove piste forestali di accesso. «Per i Mondiali di sci, in febbraio, l’Alemagna difficilmente aprirà, da queste parti. Speriamo», sospira l’assessore vittoriese Bruno Fasan, «che sia messa definitivamente in sicurezza almeno per le Olimpiadi del 2026».
Intanto i bambini delle elementari sono costretti ad andare a scuola in autostrada. I volontari del Centro Piazzoni porteranno il pranzo quotidiano agli anziani via A 27. La spesa a Vittorio Veneto la si fa solo attraverso autostrada. Sono più di 200 gli abitanti di Fadalto, Fadalto Basso, Caloniche, borgo Faè ed altri che da tre giorni hanno la statale bloccata da sassi, terra, fanghiglia.
«Il nostro terrore», protesta Gianni Dal Tio, del Comitato Fadalto, «è che, come nel 2017 la statale resti bloccata per un anno e mezzo. Che cosa accade se si ferma anche l’A27? Non resta, in zona, che salire per il Cansiglio o per il San Boldo. Ma i mezzi pesanti devono fare il giro della Feltrina».
I tempi, appunto. Il sindaco Antonio Miatto fa sapere: «Domani alle 15 ci sarà un vertice in municipio con i dirigenti Anas e di Autostrade dai quali vogliamo sapere chi fa che cosa e quando. Non basta, infatti, rimuovere quanto la montagna ha eruttato. Bisogna bonificare il versante franoso», puntualizza il sindaco, «e spero che non ci si dica, come la volta precedente, che la responsabilità è dei 100 proprietari dei boschi ai quali competerebbe la pulizia».
Nel 2017, a poche centinaia di metri, dalle ultime colate, ne caddero altre due. Ci vollero lunghe settimane per rimuoverle e per più di un anno il transito venne autorizzato a senso unico alternato, tra l’altro con presenza di moviere. Il traffico ritornò regolare quando, a monte dell’autostrada, e quindi a valle dei due canali di scolo, vennero realizzate delle vasche di contenimento dei materiali. «Ma ci furono lunghe e vivaci polemiche», ricorda Fasan, «su chi doveva pagare le spese; in un primo tempo vennero coinvolti anche i proprietari privati dei boschi. Si accollarono l’impegno, alla fine, Autostrade e Anas».
«Le due società pare che, questa volta, siano più disponibili e domani conosceremo le loro intenzioni. Ma siccome in 20 anni circa sono cadute almeno 10 frane, coinvolgendo sempre la statale Alemagna, il Comune si augura che questa volta la disponibilità sia tale da mettere in sicurezza tutto il versante della montagna una volta per tutte». La cima del Millifret dà sul catino del Cansiglio. Tanto ha uno sviluppo pacifico dalla parte dell’altopiano, quanto è instabile sul versante della Val Lapisina. La sella del Fadalto, fra l’altro, ha un’origine franosa.
«Dopo le due colate del 2017, a Nord, era inevitabile», afferma Fasan, «che scendessero anche quelle a Sud. Il Millifret presenta almeno 5 canali di movimentazione della montagna. Quando gli imbuti si riempiono il tappo salta. E chissà cosa accadrebbe se a monte non ci fossero le briglie paramassi».
Briglie, però, che non sono presenti dappertutto. Quelle operative sono state pulite dal Comune 7 anni fa, con una spesa di 30 mila euro. Per bonificare il versante e realizzare le vasche a valle ci vorrà almeno un milione e mezzo, forse due perché bisogna tracciare nuove piste forestali per accedere ai siti. Ieri, intanto, un’impresa incaricata da Autostrade è salita a sgomberare la strada di accesso ai piloni del viadotto, anch’essa invasa da detriti. —
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