Doppio lavoro, l’Usl 9 assolve l’infermiere

Percepì 10.000 euro da una coop senza avvisare l’azienda: ma non dovrà restituirli. Solo un richiamo
PASSERINI TREVISO OSPEDALE CA' FONCELLO E PARCHEGGI, IN FOTO INGRESSO PRINCIPALE E PRONTO SOCCORSO agenzia fotografica fotofilm
PASSERINI TREVISO OSPEDALE CA' FONCELLO E PARCHEGGI, IN FOTO INGRESSO PRINCIPALE E PRONTO SOCCORSO agenzia fotografica fotofilm

Una semplice sanzione di rimprovero scritto. L’infermire non dovrà restituire nulla all’Usl 9.

Si è chiuso così il procedimento disciplinare avviato dall’azienda sanitaria nei confronti di un infermiere che fra gennaio 2007 e agosto 2011 ha prestato “attività lavorativa extra istituzionale” per la coop “Arkesis” di Caorle, senza alcuna autorizzazione preventiva da parte dell’azienda sanitaria.

Il dipendente, con un medico (in servizio temporaneo in Usl 9: ora lavora altrove), era finito in un’indagine dei Nas sul doppio lavoro di medici e infermieri delle Usl venete, risalente a novembre. Nel mirino la cooperativa veneziana. E con essa 48 soci che per l’impiego svolto all’interno dell’organismo avrebbero ricevuto compensi in maniera illegittima (a titolo di rimborso spese), senza mai essere autorizzati dalle rispettive Usl.

Nel caso specifico l’infermiere aveva percepito complessivamente 10.050 euro dalla coop. Da qui l’audizione dell’uomo all’Ufficio procedimenti disciplinari dell’Usl 9, lo scorso 21 dicembre.

«L’attività prestata dal pubblico dipendete presso le cooperative in qualità di socio volontario non è soggetta ad autorizzazione qualora svolta a titolo gratuito – si legge nella delibera dell’azienda – In tal caso ai soci volontari può essere corrisposto solo il rimborso spese effettivamente sostenute e documentate. In relazione a tale circostanza il dipendente non risulta essere in possesso della documentazione comprovante le spese sostenute, né ha dimostrato di averla presentata alla Arkesis».

Ma l’Usl 9 ha concesso un’«attenuante» all’infermiere. «L’entità economica del compenso – 120 euro nei primi anni e 130, da ultimo, per singolo turno – lo fa avvicinare più a un rimborso spese (stante il viaggio, da casa alle sedi di attività, di oltre 100 chilometri, nonché per spese dei pasti) che a un compenso».

La commossione sottolinea infatti come per una prestazione di turni da infermiere professionale il compenso si aggirerebbe come minimo al doppio. In più il dipendente è sempre stato puntuale e corretto nel lavoro all’Usl 9. «Nella sua unità operativa inoltre è diventato riferimento per incarichi di responsabilità».

Insomma, l’infermiere avrebbe sgarrato “solo” perché ha svolto un incarico retribuito oltre al proprio lavoro senza chiedere autorizzazione all’Usl. Da qui, alla fine, la sanzione disciplinare lieve: il rimprovero scritto.

Laura Canzian

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