Donne trevigiane più istruite, ma meno pagate degli uomini

Ogni lavoratrice della Marca perde 1,50 euro all’ora rispetto ai colleghi. Lo spaccato emerge da uno studio del Coordinamento Pari Opportunità Cisl
Donne al lavoro in una azienda
Donne al lavoro in una azienda

TREVISO. Una bimba che nasce oggi nella Marca avrà guadagnato, fra 40 anni, 118 mila euro in meno dei coetanei maschi. Una stima originata da un dato incontrovertibile: una donna trevigiana intasca all’ora 1,50 euro meno di un uomo, 13,28 contro 14,79.

Numeri impietosi come quelli legati alle Commissioni Pari Opportunità: sono attive in soli 19 Comuni (su 94), mentre in altri cinque esistono progettualità in materia. Uno spaccato desolante denunciato dal Coordinamento Donne e Pari Opportunità della Cisl Treviso-Belluno, che ha commissionato alla Fondazione Corazzin uno studio su occupazione femminile e gap salariale, in coincidenza con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

La giornata cade domani e si è scelta questa collocazione temporale, «perché non c’è solo la violenza fisica, ma anche quella economica e culturale». Lo dichiara Massimiliano Paglini, neo eletto segretario Cisl Treviso-Belluno, evidenziando come «nascere uomo o donna, pure in provincia di Treviso, non è la stessa cosa. Le carenze di servizi per figli e anziani spingono molte donne a occuparsi dei “carichi famigliari” a scapito della carriera professionale. E tutto ciò, a dispetto di una scolarizzazione più alta. Le istituzioni devono intervenire, valorizzando le Commissioni Pari Opportunità e migliorando l’offerta dei servizi».

A livello veneto, infatti, il 16% delle donne vanta un titolo di laurea o post-laurea contro il 12,9% degli uomini. E pure la voce dell'abbandono scolastico non sorride ai maschi: 9,2%, fra i 18 e 24 anni, a differenza del 7,6% delle ragazze. A un livello di scolarizzazione più elevato non corrispondono però tassi di occupazione e stipendi più alti. La ricerca mette in luce come nel luglio 2020 l’occupazione femminile in provincia è al 48,9% contro il 66,8% degli uomini.

Ed è interessante scoprire come ogni crisi penalizzi maggiormente l’altra metà del cielo: i dati citati sono infatti riflesso della crisi Covid, nel 2019 i maschi veleggiavano al 73,6% e le donne al 58,5%. Se il riferimento è all’impatto del 2008, l'anno successivo le donne passarono dal 58% al 52% (mentre i maschi scesero, in maniera più contenuta, dal 78% al 75%). Quanto al numero di assunzioni del secondo trimestre 2020, Treviso vede i maschi al 59% e le femmine al 41%.

E pure nel tempo indeterminato comanda l’uomo: 61,3% contro 38,7%. Restando fra i neo assenti, discorso opposto per il titolo di studio: guidano le donne al 62%. Che però possono contare solo sul 20% dei titolari di imprese e su una retribuzione lorda oraria più bassa di un euro e mezzo. «Troppo spesso capita che si chieda a una donna se abbia intenzione di sposarsi e mettere su famiglia», conclude Paglini, «Invece una donna dovrebbe avere la stessa libertà dell’uomo nel costruire una carriera». — 

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