Distrutta la barca delle guardie ittiche anti bracconaggio di Revine

Buchi sullo scafo: è scattata la vendetta dopo le multe per la pesca di frodo e le sanzioni ai pescatori non in regola

REVINE. Distrutta la barca antibracconaggio dei volontari Fipsas sui laghi di Revine. Ignoti l’hanno ressa inutilizzabile, praticando nello scafo una trentina di fori con il trapano. «La barca in vetroresina si trovava su una sponda del lago di Revine», racconta Tommaso Cappuccio, coordinatore della vigilanza Fipsas, federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee.

«Era stata messa a disposizione da una nostra guardia per l’attività di vigilanza. Sabato mattina è stata trovata riempita d’acqua. In un primo momento si era pensato alla pioggia, poi ci siamo accorti de i buchi». Il gravissimo episodio è stato denunciato ai carabinieri. «È un fatto inconcepibile perché va a colpire il volontariato delle guardie ittiche Fipsas, che stanno facendo controlli a tappeto sui laghi», spiega Cappuccio, «mediamente facciamo dai 30 ai 50 controlli ogni fine settimana. L’episodio non ci fermerà, anzi la vigilanza sarà intensificata, i presidi del territorio saranno costanti, metteremo in campo anche i droni e faremo attività notturna anche con i visori termici».

Diverse le ipotesi sull’atto vandalico. Potrebbe essere una sorta di avvertimento dopo la pioggia di sanzioni elevate ai pescatori non in regola. Oppure è la reazione di chi esercita la pesca di frodo e non ha più campo libero. «Le guardie sono attive», continua Cappuccio, «e stanno evidentemente dando fastidio a qualcuno. Con tutte le barche che c’erano non aveva senso accanirsi contro una barchetta così». L’attività di bracconaggio è ben nota nel mondo della pesca.

A Revine ci sono delle indagini in corso. «Ringrazio le amministrazioni comunali di Tarzo e Revine che hanno supportato le nostre operazioni», conclude Cappuccio, «offrendoci la possibilità di effettuare alcuni rilievi utili per l’attività di anti bracconaggio che sta proseguendo a ritmo serrato». L’impennata di violazioni si era registrata soprattutto dopo il lockdown imposto dal Covid 19. La maggior parte delle sanzioni appioppate dalle guardie volontarie aveva riguardato pescatori sprovvisti della licenza per l’attività di pesca. Altri erano stati beccati con un numero di attrezzature oltre il consentito, come l’utilizzo di cinque canne da pesca anziché tre. Qualcuno addirittura era stato pizzicato dopo aver trattenuto delle specie ittiche, come il luccio, per le quali vi era l’obbligo di rilascio. 


 

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