«Dino, un grande maestro Lascia una lezione di vita»

Saranno celebrati domani alle 15, nel Duomo di Montebelluna, i funerali di Dino Marchi, il carismatico presidente dei sommelier veneti. Carica ricoperta fino al 2013, quando la grave malattia, che lo aveva colpito qualche anno fa, lo costrinse a lasciare la presidenza, restando però un irrinunciabile punto di riferimento per la cultura enologica. Dino si è spento domenica sera a 65 anni, nella sua casa di Montebelluna. Subito il tam tam della scomparsa si è diffuso tra i soci dell’AIS di tutta Italia (fu consigliere nazionale dell’Associazione), gli amici ristoratori, i produttori vinicoli che hanno avuto modo di confrontarsi con la sua grande professionalità. Ma il suo nome è legato anche al ristorante di Montebelluna, “Marchi”, che insieme al fratello Franco aveva aperto rinnovando la trattoria dei genitori, in via Castellana , e che fu insignito, grazie anche all’attenzione profusa nella selzione dei vini, della prima “stella” assegnata dalla Guida Michelin alla provincia di Treviso. Il ristorante è chiuso da anni, ma ancora oggi è nella memoria dei buongustai del tempo. Dopo quell’esperienza, Dino Marchi ha profuso il proprio impegno nello sviluppo dell’AIS di Treviso e del Veneto, di cui era ancora Past President. «Ricordo quando un anno fa mi chiese di portare avanti l'associazione per l'anno di mandato che gli rimaneva da fare», ricorda Eddy Furlan, il sommelier patron della Panoramica di Nervesa,«Io ero già stato presidente nazionale dell’AIS, ma non era la stessa cosa guidare l'associazione veneta che lui aveva portato ad essere la seconda in Italia come corsi e numero di soci, ben 350. Mi aveva chiesto di tenere con me l'équipe che aveva fino ad allora lavorato con lui. E fino ad un mese fa, alla scadenza del mandato, abbiamo portato avanti il suo prezioso lavoro. Dino era innanzitutto un amico e un protagonista del mondo del vino. Lui non guardava alla etichetta, ma diceva sempre che nel vino c'era la fatica dei contadini, il lavoro di chi lo faceva fermentare in cantina, c'era la cultura di un territorio e lui faceva conoscere un territorio quando presentava un vino. Ai suoi allievi insegnava questo, insegnava l'umiltà nell'avvicinarsi ad un prodotto. Non sopportava i saccenti, quelli che pensavano di sapere tutto dopo tre lezioni. Lui predicava l'umiltà, la semplicità, la conoscenza. Le sue degustazioni non erano mai banali, perché nascevano dal contatto con i produttori, nascevano dalla conoscenza del territorio in cui quel vino era nato. È stato un grande maestro per tutti noi, anche di vita. Spero che i soci AIS siano tutti presenti perché gli dobbiamo molto». Tanti i messaggi di cordoglio con cui viene ricordata la figura e l’opera di Marchi. Tra questi il ricordo commosso di Marco Aldegheri, attuale presidente AIS Veneto, che gli tributa «un grande grazie» a nome della famiglia dei sommelier. Armando Serena, presidente del Consorzio Montello-Colli Asolani, ne ricorda la «professionalità, competenza e onestà intellettuale». Anche Franco Zoppè , presidente FIPE, e Paolo Fantin, a capo del Gruppo Ristoratori di Confcommercio, ricordano la sua grande umanità e il contributo dato al successo delle rassegne Superbe, Cocofungo e Cocoradicchio. Parole di cordoglio anche da Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, che piange la perdita «di uno dei più brillanti interpreti di una professionalità che ha fatto grande il nostro settore».
Enzo Favero
Cristiana Sparvoli
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