Diego: «Il segreto è innovare sempre»

SAN ZENONE. Diego Carron, l’azienda della sua famiglia celebra i 50 anni in salute. Alla faccia della crisi che ha messo in ginocchio altri colossi del settore. «La ricetta è una sola: cambiare,...

SAN ZENONE. Diego Carron, l’azienda della sua famiglia celebra i 50 anni in salute. Alla faccia della crisi che ha messo in ginocchio altri colossi del settore.

«La ricetta è una sola: cambiare, perché chi non cambia, muore. E noi, in questi 50 anni, abbiamo ripensato tutto: strategie, mercati, organizzazione. Abbiamo fatto entrare nuove persone, abbiamo innovato. Cambi radicali, facciamo cose mai fate prima. E funziona».

La saga dell’azienda è quella che ha reso celebre il modello Nordest. Suo padre Angelo che nel 1963 parte dalla betoniera trainata con l’asina. Mezzo secolo dopo, il cuore è rimasto a San Zenone.

«A noi piace dire Ca’ Rainati, frazione di San Zenone, che ha solo 2 mila anime. Per noi l’attaccamento al territorio è stato sempre uno dei nostri punti di forza. E su questo non cambiamo idea».

Ma negli ultimi tempi il baricentro dei vostri cantieri si è spostato nel resto d’Italia.

«Il Veneto è fermo, altrove ci sono segnali di controtendenza, e investitori che si muovono. A Milano abbiamo commesse che rappresentano il 40% del fatturato: solo lì lavorano ogni giorno 210 persone. Pensi che dicono che lì c’è la crisi.... no, qui va peggio. A Bologna abbiamo appena consegnato il nuovo terminal passeggeri dell’aeroporto con 5 mesi di anticipo, Risultati che ci rendono orgogliosi, come i cantieri per i grandi marchi– da Diesel a Geox, da Vuitton e a Ferragamo. La crisi ci ha indotto a guardaci attorno: Toscana, Lombardia, Emilia Romagna».

Quando finirà la crisi?

«Non subito, siamo ancora troppi rispetto alle esigenze di questa congiuntura. Si deve ancora raggiungere un nuovo equilibrio fra l’intera filiera del settore e il mercato reale».

All’estero non siete molto presenti.

«Una scelta di prudenza obbligatoria. Ora stiamo lavorando al restauro di un forte a Malta, vogliamo procedere a piccoli passi e soprattutto confrontarci con le altre culture delle costruzioni. A piccoli passi»

A Treviso avete vinto l’appalto della cittadella sanitaria, con la vostra cordata di imprese: un maxi appalto da 226 milioni.

«È una grande opportunità, innanzitutto per la città. Ma come altre opere pubbliche sconta le incertezze sui tempi per i possibili ricorsi. Lo stiamo vedendo a Padova, a Venezia. Speriamo di posare la prima pietra agli inizi del 2015».

Previsioni per il 2014?

«Puntiamo a far crescere il fatturato fino a 170 milioni, dopo aver chiuso il 2013 a 140».

Un pensiero nel giorno del compleanno?

«Voglio ringraziare tutti i dipendenti, i tecnici, i collaboratori: siamo orgogliosi di loro».

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