Derivati-capestro, esplode il caso

Valdobbiadene, Vettoretti accusa: «Fu stipulato un mutuo senza gara d’appalto»
bigolino torrente teva
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VALDOBBIADENE. “Derivati alla deriva” a Valdobbiadene. A 10 anni dalla loro sottoscrizione, gli swap sono in scadenza e a meno di rinegoziazioni il Comune si troverà costretto pagare, in due rate, quasi 700.000 euro. Il recente esposto alla Corte dei Conti, deciso dalla giunta Fregonese, sta riportando a galla antiche ruggini, nello specifico quelle fra la giunta Davì ed il gruppo dell’allora ex sindaco Anna Spinnato. A ripercorrere i fatti accaduti nel 2005, quando tutto ebbe inizio, è oggi l’ex capogruppo di “Uniti per Valdobbiadene”, Vinicio Vettoretti.

L’operazione di “finanza creativa” fu varata infatti dal consiglio comunale il 29 novembre 2005 con 12 voti favorevoli (tutta la maggioranza, composta da Civica Endimione e Lega Nord), 4 contrari (Carla Buso, Anna Spinnato, Loris Vettoretti, Vinicio Vettoretti) e 3 astenuti (Luigino Benotto, Lino Dall’Armi, Emiliano Tormena). «Parere favorevole, in ordine alla regolarità tecnica e contabile, fu espresso anche dal responsabile del servizio finanziario, lo stesso che a due lustri di distanza, ha ratificato la delibera di 21mila euro con cui l’attuale giunta chiede ad uno studio legale di individuare strategie per affrontare le scadenze dei derivati. Un particolare quantomeno singolare, questo» rileva Vinicio Vettoretti (capogruppo di Uniti per Valdobbiadene dal 2004 al 2009) secondo cui, come per i politici, anche per i tecnici dovrebbe valere il principio secondo il quale, a degli errori dovrebbero seguire delle conseguenze. Stando a Vettoretti il consiglio comunale, dieci anni fa, avrebbe approvato la sottoscrizione di un mutuo derivato con Banca Intesa, senza gara d’appalto. Inoltre il contratto BOC non sarebbe stato conforme a quanto deliberato dal consiglio, e ancora, il contratto “correttivo” di swap non sarebbe mai stato supportato da una delibera del consiglio comunale, ma solo da determina del responsabile del servizio ragioneria, non prevista in alcun atto di indirizzo. Tutti fatti che il gruppo “Uniti per Valdobbiadene” a suo tempo espose al difensore civico, che non ritenne di doversi attivare.«Ora – spiega Vinicio Vettoretti - al danno si aggiunge la beffa, certificata dal fatto che l’operazione non ha comportato risparmio, ma al contrario, una maggiore spesa di 273.633 euro».

Adriana Rasera

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