Nuovo depuratore vicino al Piave. La sindaca di Crocetta al Tar: «Rovinerà l’ecosistema»

Il 20 ottobre la Regione ha autorizzato l’impianto, ma il comune vuole fermarlo perché non sarebbero state rispettate le prescrizioni. Per questo ha presentato ricorso

Uno degli impianti di depurazione dell'Alto Trevigiano Servizi
Uno degli impianti di depurazione dell'Alto Trevigiano Servizi

Il Comune di Crocetta del Montello presenta ricorso al Tar contro il decreto regionale che il 20 ottobre ha autorizzato la messa in funzione del nuovo depuratore modificando «in modo sostanziale le prescrizioni ambientali fissate nel 2016 e consentendo l’utilizzo dell’attuale manufatto di scarico nel fiume Piave senza la preventiva realizzazione di un nuovo canale dedicato».

Una scelta, quella del ricorso, assunta dalla giunta comunale dopo un’attenta valutazione tecnica e giuridica «che ha evidenziato profili di criticità rilevanti sia sotto l’aspetto procedurale sia sotto quello ambientale, in particolare per quanto riguarda l’impatto sull’area golenale del Piave e sugli habitat tutelati delle Grave di Ciano del Montello, oltre al mancato coinvolgimento del Comune nel procedimento che ha portato all’adozione del Decreto regionale».

Nel dettaglio, nel territorio di Crocetta del Montello - a nord della via della Ghiaia - è collocato un impianto (oggi inattivo) di smaltimento reflui civili con ricettore il Piave. L’opera era stata pensata da Ats  per l’ammodernamento ed il potenziamento di Covolo di Pederobba oltre che dell’attuale vetusto e controverso scarico presente sull’area golenale a nord delle grave di Ciano.

«Non siamo contrari per principio alle infrastrutture, ma riteniamo inaccettabile che si stralcino prescrizioni fondamentali senza un’adeguata valutazione degli effetti ambientali e, soprattutto, senza coinvolgere il Comune che rappresenta la comunità direttamente interessata – afferma il sindaco di Crocetta del Montello, Marianella Tormena - Con questo ricorso intendiamo quindi tutelare il nostro territorio, il fiume Piave e i cittadini crocettani, e non solo, chiedendo che vengano rispettate le regole, le procedure e le garanzie ambientali previste dalla legge».

A tal proposito il Comune ha già affidato  studi ambientali a professionisti «che hanno messo in luce elementi di possibile illegittimità del Decreto regionale, sia per l’assenza di un’analisi approfondita delle alternative di scarico sia per la valutazione insufficiente delle conseguenze sul sottosuolo golenale». Ed è proprio sulla base di tali approfondimenti che è stata ritenuta necessaria l’azione davanti al Tar per ottenere l’annullamento del provvedimento regionale.

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