Demetra, regno delle donne e dei loro sette milioni di api in armonia con madre natura

SPRESIANO (TREVISO). Non c’è niente di più matriarcale di un’arnia, governata dalla regina e amministrata dalle sue operaie. Sta accadendo la stessa cosa all’esterno: mani sempre più femminili e operose a prendersi cura delle api, con una sensibilità di genere che trova pochi eguali nella società moderna. La provincia di Treviso conta ben 87 apicoltrici.
Circa la metà delle 170 registrate in Veneto con 3.230 alveari. Tra le ambasciatrici di questa ronzante rivoluzione rosa tre donne alla guida dell’azienda Le api di Demetra a Visnadello di Spresiano.
Mamma Bianca Torresan insieme alle figlie Selena e Jenny Bonotto. Due generazioni dedite alla produzione del miele, seguendo i dettami dell’agricoltura biologica con l’aggiunta di una fattoria didattica e di uno spazio dedicato all’agri-benessere, dove la cera diventa elisir di bellezza.
Stupisce il colpo d’occhio: l’orto botanico convive con i vigneti di Prosecco, Raboso e Carmenere, poco oltre i filari di mais che verranno tagliati per creare un labirinto. La salvia selvatica fiorisce nell’aia che ospita conigli e galline. Le api lavorano indisturbate senza il timore dei pesticidi. Si respira armonia.
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LA STORIA
Tutto è cominciato quindici anni fa quando uno sciame si è calato nel giardino di casa. «Sono state le api a sceglierci». Una coincidenza divenuta storia di famiglia. Maurizio, suo marito, inizia ad allevarle, oggi gli alveari di Demetra sono un centinaio con oltre 7 milioni di esemplari.
«Demetra è la dea dell’agricoltura nella mitologia contadina, da qui il nostro nome, un auspicio a trovare l’equilibrio tra uomo e natura» ricorda Bianca, sorridendo sotto la riccia capigliatura spettinata dal vento quando guida il trattore. Poi è arrivato il cantiere della Pedemontana. «Sui terreni dove oggi passa la superstrada noi avevamo l’agriturismo, la nostra nuova azienda è nata perché la Pedemontana ci ha costretto a cambiare la nostra strada, insomma a reinventarci». Un grande trasloco di arnie e di alberi, salvati prima che arrivassero le ruspe.
TRA GLI ALVEARI
Selena, sorriso dolce e gesti gentili, maneggia con cura uno sciame. Le api sembrano accarezzarla. «Rispettiamo i loro tempi aiutandoci con il calendario biodinamico che in base alla Luna decreta quali sono i “giorni dei frutti”, ideali per la raccolta del miele, e quali i “giorni delle foglie”, in cui la temperatura è più bassa, le api sono irrequiete ed è meglio star loro alla larga».
L’esperienza si percepisce e viene trasmessa anche ai bambini che visitano l’azienda. Ora è la stagione della fioritura delle acacie selvatiche, un po’ in ritardo rispetto alla norma. Ma ogni fiore ha le sue regole. I primi a sbocciare sono i tarassachi che riempiono di giallo i prati, poi tocca a papaveri e rosmarino.
«Ogni fiore ha il suo orario di produzione del nettare, questo spiega perché in certi momenti del giorno si sente ronzare attorno a certe piante e in altri non si scorgono api» spiega Bianca, raccogliendo un trifoglio già visitato dall’insetto. Dell’alveare così come dell’orto non si butta via niente. Ne sa qualcosa Jenny, la piccola di casa, che nella spa prepara un bagno di lavanda e un unguento alla cera d’api per massaggiare la pelle. Papà Maurizio osserva orgoglioso moglie e figlie all’opera: «Senza di loro non mi sarei mai impegnato in questa nuova avventura». E tra dieci anni, come sarà la vostra azienda? Le donne di casa non hanno alcun dubbio: «Meravigliosa con gli alberi cresciuti. Ci stiamo mettendo passione, speriamo che il nostro impegno dia buoni frutti e ottimo miele». —
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