Debiti con l’Erario, l’Ac Castagnole condannata

Paese

Quasi 8 mila euro di spese processuali, oltre ad altri costi. È quanto deve sborsare all'erario l'Ac Castagnole. L'ha sancito la Corte di Cassazione, che nei giorni scorsi ha pubblicato la sentenza deliberata in camera di consiglio a fine novembre 2019, ai danni della società calcistica - tra le più floride in provincia fino a qualche anno fa - e del suo ex presidente, Giuseppe Bresolin.

La vicenda rappresenta di fatto la parola fine messa sul contenzioso in essere da anni tra la società calcistica oggi non più attiva - in parte confluita nel Città di Paese - e l'agenzia delle entrate. Tutto pare sia partito a seguito di un accertamento della Guardia di finanza presso una delle aziende che sosteneva come sponsor l'attività dell'Ac Castagnole. Nel giro di poco, infatti, le attenzioni degli inquirenti si sarebbero spostate anche sulla squadra calcistica della frazione.

Il risultato? La notifica di una serie di avvisi di accertamento all'associazione calcistica e al suo presidente Bresolin, chiamato nella vicenda a rispondere in maniera «personale e solidale». L'obiettivo degli avvisi era quello intimare il pagamento di una serie di arretrati, facendo recuperare all'erario «le imposte dovute per IRES ed IRAP per gli anni 2009 e 2010». Imposte che non furono pagate, si deduce da quanto messo in luce dei giudici citando la difesa, poiché l'Ac Castagnole si era mossa in quanto associazione sportiva dilettantistica. Così appariva formalmente sulla base delle certificazioni del Coni, ma secondo l'agenzia delle entrate la società era da considerarsi «di fatto commerciale» e non una realtà no-profit. Pertanto non poteva muovere a proprio favore le agevolazioni fiscali che spettano agli enti senza scopo di lucro.

E così hanno ritenuto anche i giudici. A nulla è valso infatti né il ricorso in primo grado, promosso da Bresolin alla corte tributaria di Treviso, né l'appello alla corte tributaria regionale avvenuto nel 2017.

In ultima istanza, a fronte del ricorso in Cassazione dell'Ac Castagnole proprio sulla sentenza dei giudici di Venezia, anche i membri della suprema corte hanno dato ragione all'agenzia delle entrate, condannando la società «al pagamento delle spese processuali liquidate in euro 7.800, oltre alle spese prenotate a debito». Somma che si va ad aggiungere agli arretrati, con gli interessi, e alle relative sanzioni - si parla di alcune migliaia di euro in totale - già comminate all'epoca.

«In questa vicenda è assolutamente necessario distinguere tra la condotta della società e quella del mio assistito, che risponde in quanto legale rappresentante della stessa all'epoca dei fatti» è la precisazione del legale di Giuseppe Bresolin, l’avvocato Moreno Gallina. La Corte di Cassazione ha così confermato la sentenza già stabilita in Appello a Venezia, rigettando il ricorso della società, le cui motivazioni difensive non sono evidentemente bastate. —

Alessandro Bozzi Valenti

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