De’ Longhi, stop estivo per 116 interinali

Saranno riassunti a settembre. E ai dipendenti arrivano 1.300 euro di premio di risultato

Luglio e agosto a casa per 116 dipendenti De’ Longhi che lavorano con il contratto a termine. La causa: un picco negativo di produzione. Ma si tratterà, secondo quanto ha spiegato l’azienda, di una breve fase di rallentamento.

L’azienda di Fiera e di Mignagola sta diventando la prima della Marca, con 1.300 dipendenti, come ai tempi pre-crisi; più avanti, dunque, della stessa Electrolux.

L’ultimo accordo sindacale, quello del 2011, prevedeva 150 assunzioni a tempo indeterminato e «questo impegno è stato puntualmente onorato», ci tiene a precisare Flavio Mion, delegato sindacale.

E’ anche vero, però, che nei prossimi giorni, precisamente il 5 luglio, dovrebbero cessare di lavorare 116 collaboratori a termine; hanno il contratto di scadenza. I mesi di luglio ed agosto registrano il picco negativo della produzione. A Treviso si confezionano macchine da caffè, che si vendono soprattutto a Natale. Quindi, in calo le commesse, cessano pure gli interinali. Ma 20 di loro saranno probabilmente confermati.

«Nessun timore per gli altri», tranquillizza Elio Boldo, segretario provinciale della Fiom, «saranno riassunti al rientro dalle ferie».

Intanto nella prossima busta paga i dipendenti della De’ Longhi si ritroveranno un cospicuo “premio di risultato”.

«Ben 1300 euro che proprio ci volevano prima delle ferie», fa sapere, ovviamente soddisfatto, Antonio Bianchin, segretario provinciale della Fim.

L’altro ieri gli operai si sono riuniti in assemblea: soddisfatti sì, ma con un rammarico (si fa per dire), perché solo di un soffio è mancato il traguardo dei 1.400 euro. Se i risultati di tutti i parametri (efficienza, qualità ed altri ancora) fossero stati raggiunti al cento per cento, ai 1.300 euro se ne sarebbero aggiunti altri cento.

Ma tant’è, con i tempi che corrono va bene così. Il premio certifica che il mercato sta riprendendo.

E ecco De’ Longhi sta cambiando strategia nella delocalizzazione. Dalla Cina, dove ha due piattaforme produttive, ognuna delle quali con 2.500 addetti (quindi 5 mila complessivamente), è scattata la contro-delocalizzazione. Non verso l’Italia, ma in direzione della Romania.

In questo paese il gruppo trevigiano ha acquisito lo stabilimento della Nokia. E lo sta riempiendo di nuove linee di produzione. Due sono arrivate da Mignagola, macchina da caffè per il mercato popolare. Altre, probabilmente, giungeranno dalla Cina; piccoli elettrodomestici, anch’essi di largo consumo.

Ridimensionamenti in vista per Mignagola? «Assolutamente no, perché qui sarà mantenuto il cosiddetto ‘alto di gamma’», assicura Bianchin. E Mion: «C’è stata, per la verità, una riduzione di contratti a termine, ma nulla di significativo; il tutto speriamo venga recuperato con la prossima conferma degli interinali».

«“Insomma», conclude Boldo, «ci troviamo di fronte ad un gruppo industriale in controtendenza».

Francesco Dal Mas

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